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Shinzo Abe? Una scoperta inquietante: "A chi era legato". Omicidio, tutto torna?

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Maurizio Stefanini
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«Non l'ho ucciso perché ero contrario alle sue convinzioni politiche, ma a causa dei suoi legami con la Chiesa dell'Unificazione»: così spiegò alla Polizia Tetsuya Yamagami, assassino dell'ex-primo ministro giapponese Shinzo Abe. Una setta fondata dal coreano Reverendo Sun Myung Moon che avrebbe fatto il lavaggio del cervello alla madre dell'omicida, spingendola a donarle tutte le sue proprietà. Nell'immediato la tesi fu giudicata demenziale. I media osservarono come Abe fosse un devoto scintoista e non risultassero legami di questo tipo e comunque, a 10 anni dalla morte del fondatore la Chiesa ha perso gran parte della sua importanza. Anzi, dal 2005 ha pure cambiato nome, in Federazione delle Famiglie per la Pace e l'Unificazione nel mondo, Adesso, però, arrivano alcune conferme.

 

 

 

Va detto che la Chiesa dell'Unificazione è nota per il suo anticomunismo militante, e l'informazione che avrebbe avuto rapporti non solo con Abe ma anche con altri 97 parlamentari del suo Partito Liberale Democratico viene da una inchiesta del Partito Comunista Giapponese. Dunque, va presa con un minimo di molle. Però a Nara la sede della Federazione è a due passi dalla stazione dove è avvenuto il delitto. Sarebbe dunque possibile che Abe volesse rivolgere un messaggio ai "moonies". La cui influenza e i cui legami nei partiti sono stati studiati in particolare da Koichi Nakano, docente di Scienze Politiche all'Università Sophia di Tokyo. Secondo lui, il fatto stesso che i media giapponesi non abbiano menzionato il nome della setta fino a dopo le elezioni dimostrerebbe l'influenza dei "moonies".

 

 

 

Nell'analisi, questo e altri gruppi religiosi avrebbero perso importanza negli anni '80 e '90 per via della copertura mediatica negativa sui loro eccessi, culminati nell''attacco al sarin della setta Aum nella metropolitana di Tokyo nel 1995. Ma dal 1996 l'adozione di un nuovo sistema elettorale ha reso di nuovo le sette importanti, per la loro capacità di offrire pacchetti di voti decisivi. 

 

 

 

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