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Ucraina, "catastrofe atomica": conferme dal confine, la risposta di Putin

Mirko Molteni
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Mentre l'esercito ucraino sfonda a Nordest e tocca il confine con la Russia, resta alto, più a Sud, il rischio che lo scambio di granate nell'area di Zaporizhia coinvolga la locale centrale atomica, causando disastri radioattivi. È stato spento ieri l'ultimo reattore ancora in funzione, dei sei complessivi, della centrale di Zaporizhia, che prende il nome dal capoluogo di provincia, ma sorge a Energodar. L'agenzia atomica ucraina Energoatom lo ha deciso per motivi di sicurezza. Il reattore ora si raffredderà. I russi, che occupano la zona della centrale, sparano sulla vicina Zaporizhia, a qualche chilometro di distanza, mentre gli ucraini bersagliano la zona occupata, attorno alla centrale. Ieri l'AIEA, l'Agenzia atomica internazionale che già aveva ispezionato l'impianto, ha reso noto: «È stata ripristinata una linea elettrica di riserva alla centrale, fornendo l'elettricità necessaria per il raffreddamento del reattore e altre funzioni di sicurezza».

 


I RISCHI
L'amministratore filorusso locale Vladimir Rogov ha confermato che «due esperti dell'AIEA sono rimasti nella centrale e continuano a lavorarvi». Per Rogov, «lo spegnimento dell'ultimo reattore è conseguenza dei continui attacchi ucraini presso l'impianto». Kiev sostiene che il rischio di catastrofe sia dovuto alla presenza dei militari di Mosca nell'impianto, che costringe ad attaccarli, ammettendo di fatto che sono i proiettili ucraini a cadere più vicini ai reattori. Il presidente francese Emmanuel Macron ne ha discusso per telefono con l'omologo russo Vladimir Putin, dopo aver parlato col presidente ucraino Volodymir Zelensky e col direttore dell'AIEA Rafael Grossi. Secondo Parigi, Macron ha chiesto a Putin di «ritirare tutte le armi, pesanti e leggere» da Energodar. L'Eliseo ha ammonito il Cremlino: «L'occupazione russa è la causa dei rischi che pesano sull'integrità della centrale e i russi devono ritirarsi seguendo le linee dell'AIEA. Il presidente resterà in contatto con Zelensky e Grossi e parlerà ancora nei prossimi giorni con Putin per trovare un accordo sulla sicurezza dell'impianto». Diverso il resoconto del Cremlino: «Putin e Macron hanno espresso disponibilità a un'interazione non politicizzata sulla centrale con la partecipazione dell'AIEA. Putin ha parlato a Macron dei regolari attacchi ucraini alla centrale e delle misure russe per proteggerla».

 

 


Hanno parlato anche delle esportazioni di grano russo e ucraino, al che Macron ha detto: «È responsabilità dei partner internazionali, in particolare della Russia, vigilare affinché i Paesi più esposti continuino a ricevere rifornimenti». Putin gli ha ricordato che vittime civili in Donbass sono state provocate dagli ucraini con artiglieria fornita dall'Occidente. L'imbarazzo del Cremlino è forte dopo l'avanzata ucraina a Est di Kharkiv. Nel pomeriggio il capo dell'esercito ucraino, generale Valeriy Zaluzhnyi, ha dichiarato che «abbiamo riconquistato più di 3.000 km quadrati di territorio» e che «nostre truppe sono arrivate a 50 km dal confine russo a Nord di Kharkiv». Nelle ore seguenti, da Izjum sarebbe fuggito il sindaco filorusso Vladimir Sokolov, mentre avanguardie ucraine sono state date sempre più vicine alla frontiera con la Russia, finché in serata il 130° battaglione ucraino ha annunciato di essere entrato nella cittadina di frontiera di Hoptivka. L'operazione è stata preparata in segretezza per cogliere di sorpresa i russi e l'arresto ieri di un ufficiale d'intelligence fa intuire una lotta di controspionaggio dietro le quinte. A finire in prigione è stato l'ex-capo locale dei servizi segreti ucraini SBU per la regione di Kharkiv, Roman Dudin, già licenziato in maggio da Zelensky. L'accusa, «alto tradimento». Il ministero della Difesa russo ha ammesso il ritiro dalla regione di Kharkiv, divulgando una mappa ufficiale secondo cui in mano ai russi ci sarebbe solo una striscia fra il fiume Oskil e il confine russo. Per lo Stato Maggiore di Kiev, però, i russi avrebbero evacuato anche Svatov, nel Lugansk. Che però sia ancora troppo presto per parlare di una svolta del conflitto, lo dice lo stesso presidente americano Joe Biden, dato che gli USA ben sanno quante potenzialità abbia la Russia in termini di guerra di lunga durata.

 

 

 


CECENI IN ALLERTA
Intanto, il leader ceceno filorusso Ramzan Kadyrov, quasi insinua che le sue milizie avrebbero combattuto meglio. In un video su Telegram, il capo ceceno declama: «Chiederò spiegazioni a Mosca. Il ministero della Difesa russo non ha affrontato apertamente la controffensiva ucraina, anche se osservava la situazione. Se la Russia avesse voluto, avrebbe potuto ordinare di non fare un passo indietro. Devono spiegare perché hanno fatto ciò che hanno fatto. Erano impreparati. Noi mostriamo sempre come spariamo, come catturiamo e come distruggiamo». Kadyrov sembra dire a Putin che ci vorranno i suoi ceceni per rimediare e che i russi devono imparare da loro: «Tutte queste città (Izyum, Kupiansk e Balakliya) saranno riconquistate. La nostra gente è già lì, i ragazzi sono addestrati, altri 10.000 ceceni sono pronti a partire. E raggiungeremo Odessa».

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