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Cina, la minaccia agli Usa: "Pronti a usare la forza", guerra a un passo

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"La Cina è pronta a invocare la sua legge anti secessione e a usare la forza per raggiungere la riunificazione di Taiwan". Lo ha detto Wang Yi, il ministro degli Esteri di Pechino, nel corso di un incontro a New York con Henry Kissinger, l'ex segretario di Stato americano, ormai novantenne, famoso per essere stato il fautore della politica di riavvicinamento tra Stati Uniti e Cina negli anni '70. La dichiarazione di Wang Yi vuole essere in realtà una replica al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il quale ha ribadito, nel corso del programma 60 Minutes della Cbs di domenica scorsa, che la sua amministrazione è pronta a combattere per difendere l'isola di Taiwan da eventuali attacchi cinesi. Ricordiamo che Taiwan è, di fatto, uno stato indipendente, ma non ufficialmente riconosciuto.

 

 

Le parole del ministro cinese arrivano in un contesto e, soprattutto di fronte a un interlocutore, non casuali. I rapporti tra USA e Cina, deteriorati da tempo, sono sull'orlo di una rottura decisiva da quando, in agosto, la speaker della Camera Nancy Pelosi si è recata a Taiwan nonostante le continue minacce da parte di Pechino, che infatti ha avviato esercitazioni militari intorno all'isola. "C’è un vecchio detto in Cina: è meglio perdere mille soldati che un pollice di territorio!": ha detto Wang all'ex numero uno della diplomazia statunitense, che nel 1971, tramite i suoi viaggi segreti a Pechino, preparò la stretta di mano tra Mao Zedong e Richard Nixon dell’anno successivo. La legge anti secessione, approvata da parlamento cinese nel 2005, legittima l'uso della forza, e quindi dell'intervento armato, in caso di dichiarazione d'indipendenza da parte di Taiwan, o in caso si sia rivelata impossibile una "risoluzione pacifica".

 

 

 

Secondo quanto spiega Michelangelo Cocco su Domani, al momento la Cina lascia intendere apertura nel cambio di strategia, se l'obiettivo resta quello di una riunificazione pacifica. "Pervenire alla riunificazione pacifica è il nostro più grande desiderio e faremo del nostro meglio per raggiungerlo. Ma più incontrollate si fanno le spinte verso l'indipendenza di Taiwan, meno è probabile la risoluzione pacifica della questione". Le parole del capo della diplomazia cinese, dunque, sono un avvertimento da prendere sul serio. Un monito affinché gli USA tornino a una politica estera razionale e pragmatica, ricordando che "lo scoppio di una nuova guerra fredda sarà un disastro non solo per la Cina e gli Stati Uniti, ma anche per il mondo intero"

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