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Henry Kissinger, lo scenario: "Chi vince se Putin sgancia la bomba nucleare"

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Henry Kissinger parla al Council on Foreign Relations di New York: "La Russia ha perso la guerra, ora dobbiamo impedire la sua escalation nucleare. Potremmo batterla anche in quello scenario ma la natura delle relazioni internazionali e l'intero sistema mondiale verrebbero sconvolti. La diplomazia deve tornare in azione". Federico Rampini nel suo articolo sul Corriere della sera in cui riporta il discorso dell'ex segretario di Stato Usa, premette che "a 99 anni, la sua saggezza e il suo acume sono interpellati per cercare una risposta alle minacce di Vladimir Putin, proprio sull'uso di armi nucleari tattiche in Ucraina".

 

 

"Fin dall'inizio dell'aggressione all'Ucraina", sottolinea Kissinger, "bisognava evitare una vittoria della Russia. A maggior ragione bisogna evitare che cerchi una rivincita nucleare. Non possiamo permettere che l'uso di armi nucleari diventi convenzionale, si normalizzi. Non solo per quello che sarebbe il tremendo risultato immediato, ma per le conseguenze sull'interpretazione e la legittimazione del potere da parte di chi le usa. Non è ammissibile che la Russia raggiunga con le armi nucleari il risultato che non è stata capace di ottenere senza". Kissinger spiega poi quale tipo di risposta dovrebbe dare la Nato, se Putin usasse davvero l'atomica. Un tema, scrive Rampini, "sul quale ci sono state di recente comunicazioni tra i vertici militari Usa e quelli di Mosca". La Nato, secondo Kissinger, "dovrebbe reagire il più a lungo possibile con armi convenzionali. Ma i dirigenti russi devono sapere che nel caso usino armi nucleari i termini per un accordo di pace diventeranno peggiori per loro, la Russia ne uscirà come una nazione più debole di prima".

 

 

Kissinger però insiste sull'importanza della diplomazia: "Un dialogo, anche solo esplorativo, è essenziale in quest' atmosfera nucleare. Non è rilevante se Putin ci piaccia o no. Una volta che l'arma nucleare dovesse entrare in azione, il sistema mondiale subirebbe uno stravolgimento di portata storica. Non dobbiamo legare l'azione diplomatica alla personalità di chi ci sta di fronte. Sta a noi concepire un dialogo che preservi la nostra sicurezza ma ci riporti allo spirito della coesistenza. Il rovesciamento del leader avversario non deve apparire come una pre-condizione". Il problema è "se sia possibile una pace con lui. E questa va affrontata in un quadro più ampio: il futuro di lungo termine nelle relazioni fra la Russia e l'Europa, fra la Russia e l'Occidente. Una Russia che sia più consapevole dei propri limiti, vorrà essere parte dell'Europa oppure sceglierà l'Asia? Su questo dovremmo impostare il dialogo".

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