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Vladimir Putin "non nasconde più la malattia"

Carlo Nicolato
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Quella che prima era solo un’eventualità qualora il territorio russo fosse stato minacciato nella sua integrità, nel discorso di ieri di Putin è diventata una realtà palpabile in quanto ciò che è in gioco nella guerra in corso non è più la «denazificazione dell’Ucraina» o il processo di annessione del Donbass, ma «l’esistenza stessa della Russia». La bomba atomica quindi non è più una remota possibilità che scaturisce dalla drammatica escalation del conflitto, ma un’opzione verosimile che viene suggellata dalla sospensione del trattato New Start. O quasi.

 

 

 

TIRATISSIMO

Il presidente russo è tiratissimo in piedi sull’algido palco della duma, non cerca di nascondere la tensione sul volto, nemmeno forse la malattia che lo consuma e che lo ha fatto invecchiare più del dovuto. Non è il momento per pensare all’aspetto fisico cui peraltro ha sempre tenuto. Il messaggio che vuole far passare è quello della gravità del momento, dell’ineluttabilità degli eventi. Il New Start era stato siglato 13 anni fa da Obama e dall’allora presidente Medvedev, in quel periodo in cui l’attuale vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione si alternava al vertice con Putin ma il potere era sempre e comunque in mano a quest’ultimo. Il trattato fissava un limite preciso di 1550 tra bombe e testate nucleari che possono essere dispiegate, cioè che possono essere rese pronte per un lancio immediato, con una riduzione rispetto all’accordo precedente di circa due terzi.

 

 

 

Imponeva anche un limite di 800 tra lanciatori di missili balistici intercontinentali, sia schierati che non schierati, lanciatori di missili balistici operanti sottomarini e bombardieri pesanti equipaggiati per gli armamenti nucleari. E prevedeva fino a 14 controlli all’anno. Ovviamente tali numeri rendono bene l’idea che la sospensione del trattato non sposta una virgola della pericolosità della situazione, basta molto meno di quelle testate per distruggere mezzo pianeta, ma è il messaggio politico che ne deriva che preoccupa maggiormente.

Per il segretario della Nato Jens Stoltenberg «più armi nucleari e meno controllo degli armamenti rendono il mondo più pericoloso» e l’allarme vale un inedito tentativo a invitare il presidente russo a riconsiderare la mossa. Ma è un tentativo vano di fronte alla terrificante determinazione dell’autocrate di Mosca secondo cui è l’Ucraina che per prima ha sferrato attacchi contro basi aeree russe che ospitano testate nucleari con droni «attrezzati e modernizzati con l’assistenza esperta della Nato». Questa sarebbe la prima scusa con cui Putin ha giustificato la sospensione del trattato, la seconda è che «qualcuno a Washington» starebbe progettando di riprendere i test nucleari.

 

 

 

 

COLPA DELL'OCCIDENTE 

Non si sa da dove gli giungano tali informazioni, ma tanto basta perché «il ministero della Difesa russo e la società nucleare debbano essere pronti a testare le armi nucleari, se necessario». «Non lo faremo per primi», ha aggiunto, «ma se gli Stati Uniti condurranno i test, allora lo faremo anche noi». Un primo passettino indietro, presto seguito da un comunicato del Cremlino: «Al fine di mantenere un sufficiente grado di stabilità nell’ambito dei missili nucleari, la Russia intende adottare un approccio responsabile e continuerà a rispettare rigorosamente le restrizioni quantitative sulle armi strategiche offensive previste dal Trattato». Insomma: abbiamo scherzato.

 

 

 

 

La lista delle accuse all’Occidente del presidente russo era stata comunque lunga e variopinta, dalle minacce nucleari alla pedofilia, passando per le origini della guerra. L’Occidente è quello che ha scatenato la guerra «giocando con carte false», chiudendo gli occhi «sugli omicidi politici e sulle repressioni del regime di Kiev» e incoraggiando «i nazisti a commettere atti terroristici». L’Occidente ha preparato l’Ucraina a una grande guerra e finora ha già speso 150 miliardi di dollari in aiuti militari, e «il flusso di denaro non diminuisce». Ma l’Occidente è anche quella parte di mondo dove «la distruzione di famiglia, identità culturale e nazionale, la perversione e l'abuso dei bambini, fino alla pedofilia, sono dichiarate la norma di vita». C’è anche un passaggio in cui ricorda l’aiuto dato all’Italia ai tempi dell’esplosione del Covid, perché la Russia «sa essere amica e mantenere la parola data, non deluderà nessuno e sosterrà sempre i suoi partner in situazioni difficili», esattamente «come stiamo facendo nelle zone terremotate»

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