Hamas, italiani in ostaggio: "Era al telefono con me", come sono stati catturati
Eviatar Moshe Kipnis e Lilach Lea Havron sono i due italo-israeliani che risultano dispersi dopo l’attacco di Hamas. Tramite i microfoni di Radio Rai è arrivato l’appello del primogenito dei due coniugi: il 29enne Rai Yotam Kipnis si è rivolto al governo affinché si occupi della loro liberazione. “L’ultima cosa che ricordo di mia madre - ha dichiarato - è la sua voce preoccupata al telefono, poi all’improvviso il suono degli spari che rompono i vetri, rumori duri e sconosciuti che entrano nella nostra casa, la telefonata che si interrompe”.
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Dei due coniugi non si hanno notizie da sabato 7 ottobre: si trovavano nel kibbutz di Beeri e non hanno risposto all’appello, risultando non rintracciabili. Il governo italiano sta cercando di verificare dove sono e cosa può essere accaduto: probabilmente sono stati presi in ostaggio, ma non vi è la certezza. Tra l’altro l’uomo è in condizioni di salute precarie: “Mio padre è un disabile - ha raccontato il figlio - soffre di un problema neurologico, è sulla sedia a rotelle, deve andare in ospedale una volta a settimana per le medicine, altrimenti il suo corpo si paralizzerà completamente, soffre di una malattia importante che coinvolge i nervi. Ma da sabato dal suo account whatsapp è stata cancellata la sua foto ed è sparito da tutte le chat”.
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Insomma, la situazione è angosciante per il 29enne: “È come vivere in un limbo, non so se i miei genitori siano vivi o morti … cerco di essere realistico e fare tutto quello che è in mio potere per aiutare, non solo per i miei ma per tutti gli ostaggi. Chiedo all'Italia e agli italiani di aiutarci a fare in modo che parta una trattativa, e che almeno possano ricevere medicine. Penso che due Stati che cercano di liberare gli ostaggi siano meglio di uno, credo che questo sia il momento di trovare unione”.