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Pedro Sanchez, "il palestinese" fa la predica all'Italia

Brunella Bolloli
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Antonio Tajani difende l’Italia dagli attacchi della Spagna e la sinistra anziché ringraziarlo lo critica. Il casus belli è lo scontro tra il nostro ministro degli Esteri e Pedro Sanchez, da poco riconfermato, a fatica, alla guida del Paese dopo estenuanti trattative e concessioni agli indipendentisti catalani. Sanchez è stato eletto con una maggioranza ristretta e in modo piuttosto complicato perché il suo partito, il Psoe, non è stato certo il più votato (a differenza dei Popolari), eppure ieri parlando alla tv pubblica Rtve ha esultato: «In Italia governa l’estrema destra, noi qui l’abbiamo fermata». Parole che hanno scatenato le ire di un campione dei moderati quale Tajani, capo della diplomazia non solo a parole ma nei fatti, visto che è al vertice delle feluche.

Ebbene, il ministro italiano, che peraltro in Spagna gode di un certo apprezzamento (in una città delle Asturie gli hanno perfino dedicato una via, calle Antonio Tajani, come segno di gratitudine per la mediazione svolta nel 2013 per salvare i 210 dipendenti dello stabilimento dell’americana Tenneco), ha replicato: «In Spagna governa l’estrema sinistra. In Italia l’abbiamo sconfitta. Noi rispettiamo lo stato di diritto. A Madrid accade lo stesso? In Italia governa il Partito popolare europeo, in Spagna i secessionisti».

 

 

 

Una risposta che non è piaciuta agli alleati italiani di Sanchez, quelli come lui che scendono in piazza a sostegno del popolo palestinese e magari sulla difesa di Israele diventano afoni. Il capo del governo spagnolo guida infatti il fronte europeo degli amici di Gaza, è convinto che sia «nell’interesse dell’Unione europea riconoscere lo Stato palestinese», passo che ritiene necessario tanto per mettere fine alla guerra israelo-palestinese che per «stabilizzare» la regione. Ed è vero, come gli ha fatto notare Tajani, che il suo esecutivo è sceso a patti con i secessionisti della Catalogna siglando un controverso accordo con il partito guidato da Carles Puigdemont. Ma fosse solo questo rientrerebbe nelle dinamiche politiche delle mosse utili per comporre un governo stabile ed evitare nuove elezioni.


La notizia è che l’intesa con Junts per Catalunya prevede fra le altre cose un disegno di legge per concedere l’amnistia a tutti gli attivisti indipendentisti catalani che avevano partecipato all’organizzazione del referendum per l’indipendenza della Catalogna nel 2017, considerato illegale dallo Stato spagnolo. Del “pacchetto” fanno parte anche altre azioni legate alla causa indipendentista per cui c’erano state violazioni di legge.

 

 

 

In pratica Sanchez ha dovuto cedere alla richiesta dell’amnistia pur di conservare lo scettro del comando o, più banalmente, per sopravvivere politicamente. E ora viene a farci la lezione confondendo la destra che siede a Palazzo Chigi con l’estrema destra di cui Giorgia Meloni non vuole neanche sentire parlare. «Sanchez studi meglio la storia italiana», gli ha suggerito Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri e difesa a Palazzo Madama. E poi basterebbe ricordare all’iberico che uno dei nostri vicepremier è proprio Tajani, esponente di spicco di quel Partito Popolare europeo che continua a ribadire il suo no alle intese con sovranisti che potrebbero scardinare gli equilibri di Bruxelles. Insomma, tutto si può dire del governo Meloni tranne che sia ostaggio di partiti estremisti, al limite «è democristiano», ironizza Gianfranco Rotondi, che sull’argomento è preparato. Ma poi se era un modo per attaccare la manifestazione di Salvini di domenica, magari facendo seguito a qualche dichiarazione di giallorossi nostrani, Sanchez ha sbagliato obiettivo: il problema, semmai, non è la piazza del leader della Lega a Firenze, ma i centri sociali e i pro-Hamas che già stanno organizzando tre cortei di disturbo nel capoluogo toscano. E tra quei simpatizzanti dei terroristi arabi che il 7 ottobre e nei giorni successivi hanno causato la morte di tanti innocenti, ci sono di sicuro le truppe care al socialista Sanchez per il quale «è legittimo chiedersi se Israele vìoli il diritto internazionale». Proprio ciò che dice la nostra sinistra, che tutta presa dall’attaccare il ministro Tajani di Forza Italia, non si accorge che il titolare degli Esteri, rispondendo a Pedro Sanchez, ha solo difeso l’Italia, noi. 
 

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