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Zelensky, "l'hanno mollato". Cosa sta per succedere, Putin gode

Fabrizio Cicchitto*
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Caro Direttore, Non nascondiamoci dietro a un dito: sono a rischio tre nazioni e tre popoli in prima linea nella lotta per la libertà: l’Ucraina, Israele e per il futuro Taiwan. Certamente sono a rischio per l’azione aggressiva in primo luogo della Russia di Putin (non solo contro l’Ucraina ma anche a sostegno di Hamas contro Israele), dell’Iran (che vuole la distruzione di Israele) e della Cina (che finora ha dato in modo cauto una sponda a Putin perché se questi sfonda in Ucraina crea le premesse per il futuro attacco a Taiwan). Ma questi pericoli sono accentuati dalle contraddizioni e dalle ambiguità esistenti negli Usa e in Europa.

Queste tre battaglie non possono essere condotte in ordine sparso perché c’è un filo rosso-nero che le lega costituito dall’attacco in atto contro l’Occidente, la sua tenuta geopolitica e i suoi valori. Certamente si tratta di tre situazioni diverse anche per il punto di partenza: Taiwan è minacciata ma non è ancora sotto attacco, invece l’Ucraina e Israele sono da tempo sottoposte ad operazioni di straordinaria aggressività. In Occidente però sia l’Ucraina sia Israele sono contentate in modo obliquo. Per ciò che riguarda l’Ucraina finora c’è stata una martellante campagna falso-pacifista (in Italia in prima fila il M5S e Il Fatto), che ha sostenuto una tesi apparentemente ragionevole: spingiamo l’Ucraina a trattare sospendendo l’invio delle armi perché Putin non chiede altro che realizzare un ragionevole compromesso, acquisendo la Crimea e una parte del Donbass. Sulla base di questo argomento una serie di forze si sono mosse: Trump e i Repubblicani negli Usa hanno bloccato i nuovi finanziamenti e altrettanto ha fatto Orban nella Unione Europea. In più, se vogliamo dirci la verità fino in fondo, Biden, la Francia e la Germania hanno graduato e centellinato l’invio delle armi e costretto gli Ucraini a battersi con una mano sola.

 

 

La filosofia sottostante a questa linea è stata resa esplicita da Macron: «Non bisogna umiliare Putin». Sulla base di questa autentica idiozia gli Ucraini non sono stati messi nelle condizioni di sviluppare con successo la loro controffensiva. Non appena però la controffensiva Ucraina è stata bloccata, ed è anche emersa la “stanchezza dell’Occidente”, Putin ha gettato la maschera ed è ripartito con devastanti attacchi aerei e terrestri che smentiscono tutta la campagna pseudopacifista. Ma rispetto a questo e ad altro sta emergendo una altra simmetria sul piano mediatico: c’è un sostanziale silenzio di una parte significativa dei media sulla entità dei bombardamenti russi (evidentemente solo gli israeliani sono il male, mentre i russi vanno “capiti” perché a suo tempo provocati dalla Nato), ma c’è un altro fatto che riguarda i bambini: 20 mila bambini ucraini sono stati rapiti e portati in Russia ma su di essi c’è una reticenza totale, compresa quella del Vaticano.

Per ciò che riguarda Israele, si cerca in tutti in modi di sorvolare su alcuni dati incontestabili: se non ci fosse stata la strage dell’Ottobre, Israele non avrebbe fatto nulla contro Gaza. Casomai l’errore commesso da Netanyahu e dagli stessi servizi israeliani è stato quello di farsi imbrogliare dalla dissimulazione messa in atto abilmente da Hamas: preparava questo colpo da due anni e invece aveva a tal punto rassicurato Israele sulle sue intenzioni reali che tutte le difese erano state allentate, per di più Netanyahu ha consentito ad Hamas di ricevere enormi finanziamenti dal Qatar e indirettamente dall’Onu e dall’Ue che però sono stati utilizzati non per la crescita economica di Gaza, ma per la costruzione di un apparato logistico militare funzionale all’attacco contro Israele.

 

 

Grazie a tutto ciò il 7 Ottobre è stata realizzata una strage con taglio antisemita con la aggiunta di una sconvolgente provocazione finora mai verificatasi nello scontro Israeliano-palestinese: il ricordo a centinaia di ostaggi e a stupri volutamente esibiti. In più Hamas gestisce 2 milioni di palestinesi come ostaggi e usa spregiudicatamente ospedali e ambulanze a fini militari, mentre il grosso dei terroristi armati si ripara nei tunnel da cui parte per bombardare Israele. Allora, al netto del fatto che Israele avrebbe dovuto e deve consentire l’ingresso a Gaza di camion per gli aiuti alimentari e sanitari, tuttavia Israele è costretta, dopo quello che è avvenuto il 7 Ottobre, proprio per salvare se stessa e la sua propria tenuta come Stato, a disintegrare Hamas. In caso diverso, è evidente che Israele si verrebbe a trovare un permanente stato di guerra che metterebbe in questione anche la sua economia e la tenuto del suo altissimo livello tecnologico. Ciò detto, caro direttore, anche per fare i conti con possibili sblocchi negativi della situazione americana, è indispensabile che l’Europa faccia un salto di qualità, passando dall’euro ad una comune politica estera e della difesa, superando anche il vincolo della unanimità. Al di là del dibattito ideologico su sovranismo-non sovranismo, nessuna nazione europea può pensare di poter fare da sola i conti con l’aggressività di Stati imperiali e autoritari come la Russia e come la Cina, e di nazioni segnate dal fondamentalismo islamico di stampo terrorista coltivato dall’Iran. Tutto ciò richiede una riflessione, al di là degli schemi del passato da parte delle forze politiche italiane, tutte, quelle di maggioranza e quelle di opposizione.

*Onorevole e Presidente ReL Riformismo e Libertà  

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