Air India, la confessione del pilota: "I colleghi non ne parlano, hanno paura"

domenica 20 luglio 2025
Air India, la confessione del pilota: "I colleghi non ne parlano, hanno paura"
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Chi ha causato la tragedia del Boeing 787 Dreamliner di Air India, precipitato il 12 giugno a pochi secondi dal decollo da Ahmedabad verso Londra, con 260 morti? Le prime ricostruzioni, avallate dalle registrazioni della scatola nera, sembrerebbero escludere il problema tecnico puntando le attenzioni sul comandante Sumeet Sabharwal, che avrebbe volutamente spento i motori causando la perdita di controllo dell'aereo.

La "discussione al limite della lite" con il secondo pilota Clive Kunder subito prima dello schianto, di cui parlava il Corriere della Sera pochi giorni fa, sarebbe una conferma del folle gesto. Una scelta, quella del comandante, che sarebbe stata dettata da un profondo stato di depressione che lo affliggeva a tal punto da indurlo a farla finita nel modo più drammatico possibile, condannando a morte degli innocenti.

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Ora sempre il Corsera ha intervistato Troy Merritt, anche lui un pilota che ha attraversato il trauma della depressione. "Tra un volo e un altro, quando era a casa, se ne stava lì, sdraiato, spesso per terra. Fino a quando, una sera, tra i vari pensieri spunta l'idea del suicidio". "Stavo già pensando di prendermi cura di me stesso, perché sentivo che stavo peggiorando - racconta il 32enne -. Non ero più in grado di gestire da solo la cosa. A un certo punto ho realizzato che stavo annegando. Non riuscivo più a reggere. Avevo bisogno di aiuto medico serio. E sapevo che, come pilota, sarebbe stato un processo lungo, difficile, costoso. Così lo evitavo. Ma alla fine non ce la facevo più. Stavo rischiando di perdere tutto: il lavoro, il matrimonio, le amicizie".

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Nel dicembre del 2022 la decisione di lasciare il suo posto di lavoro, incompatibile con la sua precaria salute mentale. "Per questo i piloti non parlano: hanno paura di essere estromessi", dice Troy. "Tutti noi siamo particolarmente sotto scrutinio da questo punto di vista: c'è l'idea, giustificata o meno, che un pilota debba sempre essere al massimo delle sue prestazioni. E quando si sollevano domande sulla salute mentale, questo mette le persone a disagio". 

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In realtà Merritt dopo alcuni mesi di cura e un lungo iter burocratico per riottenere l'idoneità, è riuscito a tornare in cabina di volo. Ma il problema dello stress e della depressione spaventa come spaventava nel 2015, quando forse per la prima volta il tema esplode con la tragedia Germanwings, quando il pilota tedesco Andreas Lubitz, precedentemente in cura per problemi psichiatri, fece schiantare volontariamente l'Airbus A320-200 da Barcellona a Dusseldorf contro le Alpi francesi uccidendo tutte le 150 persone a bordo.funziona bene».

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