Lucciole per lanterne. Può capitare a chiunque, anche a studiosi seri che hanno dato un contributo significativi agli studi, nella fattispecie alla filosofia della politica. Soprattutto se l’ideologia politica di riferimento è in crisi e il sentimento si appiglia ad ogni stormir di vento per vedere rinascite, culturali e morali, della propria parte politica, che in verità versa in uno stato comatoso (senza idee, spessore e né leader). Mi riferisco a Carlo Galli, insigne luminare bolognese, già parlamentare del Pd, che per anni ha insegnato ad allievi e studiosi le virtù del realismo politico facendoci conoscere autori come Carl Schmitt. Oggi il professore vede giustamente un ritorno di quella politica che l’età del globalismo aveva messo da parte sotto gli attacchi incrociati dell’economia, del moralismo wokista e di un diritto informato all’utopia dei “diritti umani”. Ma vede questa rinascita proprio là dove non c’è, cioè nell’impresa, francamente grottesca, delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla.
L’articolo in cui espone le sue idee, uscito venerdì su Repubblica, è tutto giocato sulla contrapposizione fra un ritorno della politica “cattivo” e uno “buono”. Il primo sarebbe rappresentato dalla destra religiosa, che avrebbe in mano le sorti di Israele e vorrebbe sradicare il Male rappresentato dai palestinesi, e da Donald Trump, impegnato in una «orgiastica valorizzazione monetaria» della crisi di Gaza. Il secondo invece farebbe capo a coloro che si sono accollati appunto l’impresa della Flotilla e a tal Riccardo Rudino, portavoce del Collettivo autonomo dei portuali, che, nel discorso con cui ha salutato la partenza di una nave da Genova, ha pronunciato parole «semplici, ferme, cariche non di minaccia ma di energia politica e passione civile»: un’energia testimoniata dalla preponderanza del dovere (di portare soccorso a chi soffre), dalla pratica collettiva dell’azione (una manifestazione imponente, la presenza del sindaco, il lavoro comune e volontario dei portuali), la spontaneità dal basso, la rischiosità oggettivamente gravissima dell’impresa)».
Pro Pal, scioperi e proteste per i compagni che non vanno in crociera
Dal 7 ottobre 2023 sono passati 700 giorni esatti, trascorsi nei sotterranei di Hamas dai 48 rapiti che dovrebbero esser...L’idea che i flottiliesi, chiamiamoli così, agiscano per un innato senso del dovere è stata facilmente smontata dal nostro presidente del consiglio: Giorgia Meloni, rispondendo ad una lettera di Elly Schlein, ha fatto presente che gli aiuti, se anche giungessero a destinazione, sarebbero pochissimi e irrisori. Ma che giungano alle popolazioni è praticamente impossibile: sia perché Israele ha fatto già presente che non permetterà che sia infranto il blocco navale, sia perché attraverso i canali non ufficiali ogni aiuto finisce nelle mani di Hamas. L’esito più probabile, anzi quasi sicuro, è che i partecipanti all’impresa si metteranno nei guai e dovrà ancora una volta intervenire il governo per sbrogliare la matassa. Non «avvalersi di canali alternativi e più efficaci di consegna», significa che il vero interesse dei partecipanti all’iniziativa è politico e non umanitario: creare un caso, mettere in difficoltà il governo, fare un po’ di “ammuina”, come si dice a Napoli, per mascherare l’assenza di un’idea di Paese (e del suo ruolo nel mondo) da proporre agli italiani.
Insomma, non politica nel senso alto del termine ma proprio quel “populismo” di cui pure Galli è eccelso studioso e che imputa oggi ai suoi nemici politici. Per quel che concerne poi la «spontaneità dal basso», basti solo citare due dati: sulla cinquantina di navi in partenza i partecipanti sono circa cinquecento, per lo più attivisti e politici; quanto all’interesse degli italiani, compresi quelli di sinistra, per le vicende del Medio Oriente esso è irrilevante, come segnalato da vari sondaggi. Quest’ultimo non è un dato positivo, ma è la realtà. La quale, come sa ogni realista politico, non è emendabile.