In prigione non c’è niente da vedere, e niente da fare. Il silenzio non esiste alla Santé, dove c’è tanto da sentire. Il rumore è costante. Ma, come nel deserto, la vita interiore si fortifica in cella». Non sono parole di Silvio Pellico tratte dalle Mie prigioni, il racconto degli anni di detenzione dello scrittore e poeta piemontese, e nemmeno le riflessioni dell’attore Pierre Clementi in Carcere italiano, sull’esperienza carceraria tra Regina Coeli e Rebibbia, ma alcune righe del nuovo libro dell’ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, intitolato Journal d’un prisonnier (Diario di un prigioniero) e consacrato alle tre settimane di detenzione nel carcere parigino della Santé.
Lo ha annunciato ieri lo stesso Sarkozy su X, a dieci giorni dalla sua scarcerazione. Pubblicato dalla casa editrice Fayard, di proprietà del magnate bretone Vincent Bolloré, il libro sarà in vendita dal 10 dicembre: un tempismo perfetto per le festività natalizie. Sarkò è uscito dalla Santé lo scorso 10 novembre, perché secondo la Corte d’appello non sussiste «alcun rischio di occultamento di prove, di pressioni, di collusione» nell’ambito dell’affaire sui presunti finanziamenti libici per il quale è stato condannato a cinque anni per associazione a delinquere con esecuzione provvisoria lo scorso 25 settembre. L’ex presidente francese, sottoposto a uno stretto controllo giudiziario (divieto di lasciare il territorio francese e braccialetto elettronico), continua a proclamare la propria innocenza in vista del processo d’appello che si terrà dal 16 marzo al 3 giugno 2026. E se la sentenza di primo grado fosse ribaltata in appello, sarebbe ragionevole ipotizzare un suo ritorno in politica, o addirittura una nuova candidatura alle presidenziali?
«Potrebbe apparire come il salvatore della destra repubblicana, forte di un’esperienza e di un’aura senza pari rispetto ai suoi concorrenti», ha scritto il politologo Jean Garrigues sul quotidiano La Croix. In un partito gollista, i Républicains, in crisi di idee e di leadership, Sarkozy potrebbe emergere con grande facilità. In caso di assoluzione in appello per il dossier libico, e in cassazione per il caso Bygmalion, relativo ai presunti finanziamenti illegali della sua campagna elettorale del 2017, «si ritroverebbe nella situazione del martire, vittima dell’accanimento di una giustizia politicizzata, e uscirebbe da innocente da un braccio di ferro decennale», sottolinea Garrigues. Inoltre, il suo stato di semi-pensionato dalla politica, lontano dalle lotte intestine che hanno indebolito i gollisti, gli consentirebbe di apparire come un grande saggio. Ma i sondaggi cosa dicono? Secondo un’inchiesta recente dell’Ifop, il 73% degli intervistati non desidera nemmeno il suo ritorno in politica. Ma l’emozione suscitata dalla dura sentenza di primo grado del Tribunale correzionale di Parigi sull’affaire libico e dalla sua incarcerazione potrebbe trasformarsi nelle prossime settimane in un movimento d’opinione favorevole a un suo “come-back”.
«La mia vita è un romanzo. Hanno voluto farmi sparire, e questo (il carcere, ndr) mi fa rinascere», ha detto Sarkozy prima di entrare alla Santé. Un libro scritto dal giornalista del Figaro Louis Hausalter, La foudre et les cendres. Macron, les secrets d’une succession interdite (Éditions de l’Observatoire), ha rivelato che anche l’attuale capo dello Stato, Emmanuel Macron, spera di ricandidarsi nel 2032 dopo la pausa delle presidenziali del 2027, scadenza elettorale che gli è preclusa per sopraggiunti limiti di mandato. Secondo Hausalter, Macron starebbe già lavorando dietro le quinte al suo progetto. «Emmanuel Macron non potrà candidarsi per un terzo mandato consecutivo, ma conta di tornare nel 2032, dopo una pausa di cinque anni. Non è uno scherzo, dedico un intero capitolo a questo progetto molto serio. Di conseguenza, nel 2027, sogna qualcuno che gli tenga il posto al caldo (...). Gli è già capitato di evocare il nome di Jean Castex, l’unico primo ministro che non ha finito per odiare!», ha raccontato Hausalter. Castex 2027 e Macron 2032? Uno scenario “Putin-Medvedev”, insomma, che potrebbe però essere guastato dal ritorno clamoroso di Nicolas Sarkozy.




