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Euro, addio: esplode la rivolta in Germania, ecco la nuova moneta contro Bruxelles e acquisti online

Daniel Mosseri
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In Germania lo shopping online è la regola: complice un'orografia meno frastagliata, una rete di trasporti efficiente e capillare, e un clima che non invoglia troppo a passeggiate in centro - dove, peraltro, tanti negozi sono sbarrati il sabato pomeriggio e la domenica - i tedeschi sono campioni di acquisti in rete. Non è certo un caso che Zalando, outlet europeo degli acquisti di calzature e vestiario online, è un'azienda berlinese (quotata alla Borsa di Francoforte). E, se il commercio elettronico andava già forte in Germania, i lockdown a ripetizione hanno dato un'ulteriore spinta al fenomeno: secondo l'istituto Ifo di Monaco e la banca online N26 (anche questa made in Germany), da quando c'è il covid «le vendite online sono cresciute quasi continuamente, raggiungendo il 250% dei livelli pre-crisi per gli elettrodomestici all'inizio di dicembre (2020) e fino al 350% a febbraio (2021)». Dati che fanno la gioia del settore e dell'indotto, ingegneri informatici e agenzie di consegne incluse.

 

 

Meno entusiasti sono i piccoli negozianti, che vedono precipitare il loro fatturato. Alcuni economisti e amministratori locali hanno escogitato un modo per riportare i cittadini, ossia gli acquirenti, fra le strade di paesi e città: una moneta locale. A Oranienburg, 40 mila abitanti nel nordico Brandeburgo, circola l'Oranientaler, un tallero di rame spendibile solo sul territorio comunale. Ideato nel 2018 per ravvivare il commercio locale, il pataccone di "oro rosso" scambiato alla pari con l'euro è stato rilanciato nel 2021. Altre monete locali sono il Lechtaler di Augusta e il Chiemgauer a Prien am Chiemsee (in Baviera), l'Elbtaler nella sassone Dresda, e il Roland accettato nell'anseatica Brema. Di tutte, il Chiemgauer è la moneta più antica, ideata già nel 2003. Nate in funzione antieuro, queste monete si stanno rivelando benefiche per il commercio di piccolo cabotaggio. Il meccanismo su cui si basano è semplice: che si chiamino dobloni o talleri, le micro-valute sono scambiate uno a uno con la moneta unica europea, a differenza della quale, però, perdono circa il 2% del proprio valore ogni mese. Un incentivo a spenderle nei negozi che le accettano e che si fanno carico dei costi di conversione, della "zecca", e della circolazione, in cambio di un numero di clienti più alto.

 

A loro volta i negozianti possono spendere i buoni incassati - perché di buoni si tratta - in circuiti dell'ingrosso che provvedono a cambiarli in euro, sostenendo anche loro un piccolo costo di conversione in cambio di un fatturato in crescita. Spesso le autorità comunali intervengono con un contributo per sostenere il tallero di turno, come fa Oranienburg, che nel programma ha investito 20mila euro. Una cifra non enorme che ha creato un circolo virtuoso di cui beneficia anche chi non partecipa all'operazione della valuta complementare all'euro. La Regionalwährung, la moneta regionale, ha precedenti storici di rilievo nei Paesi di lingua tedesca. Il primo conio locale fu introdotto a Wörgl, in Austria, a giugno del 1932 per fra fronte alla Grande Depressione: l'esperimento aiutò l'economia locale a rifiorire e a ridurre la disoccupazione di un quarto, mentre produttività ed entrate fiscali crescevano. A settembre del 1933, la Banca centrale austriaca ordinò la fine all'esperimento: nella tirolese Wörgl circolava troppo denaro contraffatto. 

 

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