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Matteo Salvini e la Lega raffreddano i rapporti con AfD

Fabio Rubini
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Il mancato invito alla delegazione di Afd - il partito della destra tedesca - alla convention della Lega di sabato scorso a Roma, ha scatenato le più disparate ricostruzioni. La più drastica delle quali racconta di un Matteo Salvini pronto a scaricare gli “impresentabili” di Alternative für Deutschland per riuscire ad infilarsi nelle trattative per la scelta delle poltrone che contano in Ue. La realtà è un po’ più morbida.

Intanto non è un mistero che tra Marine Le Pen e i tedeschi non corra buon sangue, così come è noto che il legame tra Matteo e Marine è sempre più saldo, come testimoniato dall’attacco ad alzo zero che la francese ha fatto a Giorgia Meloni nel suo videomessaggio: «Ci batteremo con tutte le forze possibili per impedire un secondo mandato di von der Leyen. Un messaggio per Giorgia Meloni: sosterrai o no un secondo mandato di Von der Leyen? Io credo di sì. Voi dovete la verità agli italiani, dovete dire cosa farete. A destra il solo candidato che si opporrà a von der Leyen è Matteo Salvini».

 

 

 

Da qui il raffreddamento con i tedeschi definiti «alleati ingombranti». Per questo non sono stati invitati a Roma e per questo se i loro voti non dovessero essere indispensabili potrebbero restare fuori da Identità e democrazia. Attenzione però, Salvini non ha scaricato nessuno. Il Capitano, infatti, è pronto a fare da paciere con la Le Pen e da pontiere con il partito conservatore europeo e con il partito popolare europeo nel caso in cui i voti dei tedeschi dovessero risultare decisivi per scongiurare una nuova maggioranza coi socialisti. Certo, non sarebbe un’impresa facile, ma nemmeno impossibile. Del resto la priorità della Lega è chiara: mai con la sinistra al governo europeo.

 

 

 

Poi è ovvio che Salvini sta facendo anche un ragionamento politico in prospettiva futura. In questi cinque anni il gruppo di Identità e democrazia è stato emarginato dal resto dell’arco politico europeo. Una posizione che va stretta soprattutto a Marine Le Pen, che in vista delle prossime presidenziali francesi vuole giocarsi tutte le carte per arrivare all’Eliseo e smontare le consuete accuse di una leader emarginata in Europa, aiuterebbe non poco. Marine sembrava aver fatto un primo abboccamento con i conservatori guidati proprio da Giorgia Meloni, ma alla fine il matrimonio si è arenato per il contemporaneo tentativo di Viktor Orban di accasarsi con Ecr. Così, assieme all’amico e alleato Slavini, la francese si è messa in testa di ammorbidire un po’ la posizione del gruppo Identità e democrazia che negli scorsi cinque anni è stato a trazione leghista, ma che verosimilmente nel post elezione vedrà una chiara preponderanza di deputati eletti con il Rassemblement National. Non a caso si vocifera di un possibile accordo con la Lega per candidare uno o più leghisti in Francia dove, a differenza che in Italia non ci sono le preferenze ma listini bloccati. Di nomi ne circolano un paio, ma non ci sono conferme ufficiali.

Un ammorbidimento farebbe comodo anche a Salvini, che mira ad essere determinante nella formazione della nuova Commissione europea e, nella migliore delle ipotesi, a piazzare anche un Commissario della Lega. Magari all’Agricoltura. Magari Luca Zaia, che nonostante i silenzi delle scorse settimane- e nel caso in cui la battaglia sul terzo mandato per i governatori non dovesse essere vinta - potrebbe gradire un ruolo operativo come quello del commissario europeo. Al momento però la Lega è concentrata su programma e liste.

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