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Federica Mogherini, tutto ciò che c'è dietro: Veltroni, i russi, l'islam

di Pietro Senaldimercoledì 3 dicembre 2025
Federica Mogherini, tutto ciò che c'è dietro: Veltroni, i russi, l'islam

4' di lettura

Federica Mogherini è una predestinata; non all’arresto beninteso, visto che le iniziative della magistratura belga non sono note per cogliere nel segno quanto piuttosto per picchiare duro e poi sgonfiarsi dopo aver fatto danni. Mogherini è una predestinata perché dall’Italia ha avuto tutto, anche se non ha restituito nulla; anzi, se ne è andata sbattendo la porta e dichiarando oltre un lustro fa che restava a Bruxelles perché qui da noi «si è deteriorata la più basilare capacità di vivere insieme e si cerca sempre il conflitto».

E se lo dice lei, con quell’espressione sempre ingrugnita da mastino napoletano, anche se per caso le scappa un sorriso... Classe 1973, all’inizio sembrava aver iniziato malissimo. Anagraficamente Federica avrebbe potuto schivare la tragedia comunista, invece ci si è voluta tuffare dentro fin da quando era ginnasiale al Lucrezio Caro, dove ha iniziato la carriera come rappresentante d’istituto. Ha preso la tessera del partito a quindici anni, giusto una manciata di mesi prima che crollasse il Muro di Berlino tirandosi dietro tutto.

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In realtà era una tappa obbligata, perché la ragazza è figlia della sinistra cinematografara capitolina, papà regista e mamma attrice quasi mancata, tutta pappa e ciccia con Walter Veltroni, del quale è stata assistente quando lui era sindaco di Roma. Tappeti rossi stesi ai suoi piedi quindi in politica come se si fosse sul set, anche se va riconosciuto che la giovane Mogherini si dà da fare per arricchire il curriculum, seguendo da volontaria Arci le campagne europee contro il razzismo e sgomitando fino alla vicepresidenza nell’Organizzazione Ue dei giovani socialisti.

La candidatura blindata nel 2008, poco più che trentenne, al Parlamento per il Pd del suo mentore Veltroni, che le assegna un seggio sicuro in Veneto è puro raccolto del seminato. Una mano sulla testa però il partito gliela mette anche cinque anni dopo, quando Pierluigi Bersani la inserisce nel listino bloccato in Emilia Romagna, facendole saltare le primarie per la scelta degli onorevoli. Già da allora si potevano constatare la capacità di incassare in trasferta, lontano dall’urbe natia, nonché le abilità diplomatiche che l’avevano portata a stringere i rapporti con il nuovo potente, Dario Franceschini. Mogherini infatti ha avuto un grande talento nel Pd, ha mantenuto un profilo fortemente autonomo ma è stata sposata da tutti i segretari, il finto sereno Enrico Letta e il profumiere birichino Piero Fassino compresi, pure in guerra sempiterna tra di loro.

O è simpaticissima, ma non si sente dire in giro così, oppure è bravissima, anche se il suo operato, ben prima dell’inchiesta, è stato sempre molto criticato, oppure, ed è più probabile, i dem della famosa classe dirigente di alto livello non hanno mai avuto molte altre scelte se non lei, a meno di non dover riesumare vecchi elefanti. Per la prova è sufficiente sfogliare l’albo della Camera e del Senato di oggi. Il capolavoro Mogherini l’ha però fatto con Matteo Renzi, riuscendo a mettere nel sacco il più furbo di tutti. Per rottamare definitivamente Massimo D’Alema, il premier fiorentino ha fatto di lei la titolare della Farnesina del suo governo; c’è chi dice già pensando di candidarla di lì a pochi mesi all’Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri e la Sicurezza, sbarrando appunto la strada a Baffino. Federica aveva il profilo giusto, giovane e donna, tant’è che apparteneva al pokerissimo rosa schierato da Matteo per le Europee del 2014. L’operazione era truccata da rinnovamento e apertura di genere, in realtà l’allora premier mirava a crearsi una corte fidata che andasse oltre il giglio magico.

Approdata alla Commissione Ue, malgrado le obiezioni di svariati Paesi membri, soprattutto dell’Est, che la consideravano un tantino putinista e poco esperta, Mogherini ha fatto subito intendere che non avrebbe certo lavorato per l’Italia ma per sé. L’effetto più eclatante della politica migratoria della Ue sotto il suo mandato fu il pieno di immigrati illegali sbarcati sulle nostre coste e non ridistribuiti tra i Paesi membri. Anche per questo i rapporti con Renzi, che si aspettava un po’ di riconoscenza, soprattutto dopo che l’Europa lo aveva accusato di averla voluta per risolvere i problemi suoi in patria, si interruppero subito. Dei cinque annidi Federica nella stanza dei bottoni, si ricorda poco e per di più nulla di positivo.

Un profilo troppo tecnico e burocratico e per niente politico, è l’apprezzamento migliore. Quanto alle critiche, oltre all’incapacità di gestire le divisioni interne alla Ue, l’aver assistito praticamente da spettatore al disastro in Siria e all’imperversare dell’Isis, nonché un’eccessiva accondiscendenza con Mosca che aveva appena invaso la Crimea e l’Iran femminicida, che la signora faticava a vedere da sotto il velo che indossava ogni volta che incontrava gli ayatollah. Tutto questo, compreso uno scandalo che indignò gli inglesi per le spese di rappresentanza inflitte alla Ue dalla commissaria, al cui servizio lavorava uno staff di 3400 persone sparpagliate per 140 sedi, perfino alle Seychelles e in Kazakhistan, non ha frenato però l’ascesa di Federica.

Come non lo ha fatto l’ordine di posateria e porcellane per tre milioni di euro, così da poter allestire suntuosi banchetti da centinaia di commensali. Lei se ne è andata sbattendo la porta e lasciando il conto da pagare nel 2020, per diventare rettrice del Collegio d’Europa, una sorta di scuola di formazione diplomatica. Anche questa nomina è avvenuta tra polemiche, sospetti di insipienza e perfino accuse di conflitti d’interesse, visto che il percorso è poco ortodosso. Cosa è andata lì a fare, forse lo appurerà la magistratura belga.

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