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Pd, via la copertura dei pm e il re dem è rimasto nudo

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Fabrizio Cicchitto
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Caro direttore, abbiamo la sua stessa impressione (cosa avrebbe detto il centenario Scalfari?) e cioè che a Bari si sta consumando una sorta di nemesi storica rispetto a quello che nel 1981 fu proclamato da Enrico Berlinguer nella famosa intervista che lanciò la questione morale contro tutti gli altri partiti proponendo il Pci come partito diverso, dalle mani pulite.

A dire il vero, questa unilaterale rivendicazione di una sorta di primogenitura morale del Pci-Pds aveva già avuto nei fatti delle radicali contestazioni che però erano state efficacemente coperte ad opera del circolo mediatico-giudiziario (il pool dei pm di Mani pulite, il pool dei direttori dei quattro giornali, Corriere della Sera, Repubblica, Stampa e Unità, e il pool delle tv). Già allora, però, i fatti oscurati dal “circo” avevano smentito alla radice questa interpretazione. Così era risultato e in sede Italstat dove venivano manipolati tutti i grandi appalti alle cooperative rosse era riservata una quota variabile tra il 20 e il 30 per cento; in secondo luogo, c’è stata una chiara sentenza del Tribunale di Milano sulle tangenti della Metropolitana milanese che ha testualmente affermato: «A livello di federazione milanese l’intero partito, e non soltanto alcune sue componenti interne, venne direttamente coinvolto nel sistema degli appalti Mm, quantomeno da circa il 1987» (sentenza del Tribunale di Milano, aprile 1996).

Poi risultò in modo inequivocabile che Gardini, dovendo incontrare a Botteghe Oscure Occhetto e forse D’Alema, ed essendo interessato a ottenere un decreto sulla fiscalizzazione della compravendita Enimont, portò con sé una valigetta con dentro un miliardo.

 

Per questo, dopo il suicidio di Gardini, sono stati condannati come corruttori Cusani e Sama ma i corrotti, che stavano dentro il palazzo del Pci di via delle Botteghe Oscure, non sono mai stati identificati. Anzi, non sono mai stati cercati tant’è che in sede di processo Enimont il presidente del Tribunale Tarantola respinse la richiesta dell’avvocato Giuliano Spazzali di ascoltare Occhetto e D’Alema come testimoni.

Come si vede, quello che sta avvenendo oggi ha precedenti storici assai significativi ma allora c’era una totale copertura offerta dai magistrati inquirenti, una parziale dai magistrati giudicanti, dai giornali e dalle televisioni: adesso questa totale copertura non c’è più per cui il re, cioè il Pd, è nudo. Questa sua imbarazzante condizione è accentuata dal fatto che il Pd versione Schlein non è coperto affatto dal suo potenziale alleato, cioè Conte e il Movimento 5 Stelle, che anzi lo ha lasciato letteralmente “in braghe di tela” facendo saltare le primarie proprio con una motivazione di stampo berlingueriano, cioè con un richiamo alla questione morale.

A portare le cose in questo vicolo cieco sono state però proprio le mosse inconsulte dei due leader pugliesi del partito, cioè Emiliano e Decaro. In primo luogo è venuta meno la copertura della magistratura inquirente che a Bari ha incriminato e in parte arrestato un centinaio di persone insediate in due aziende comunali. A quel punto, con un atto dovuto, già messo in atto per Comuni di destra e di sinistra investiti dalla stessa problematica, il ministro Piantedosi ha annunciato l’invio di una commissione per verificare se esistano o meno le condizioni per un commissariamento del Comune. Non l’avesse mai fatto: subito Decaro ha dato il via a proteste scomposte culminate addirittura in una manifestazione di piazza nella quale però è avvenuto il patatrac: il presidente della Regione Emiliano si è vantato di essersi recato dalla sorella di un boss per richiedere che la famiglia proteggesse il suo assessore Decaro.

Imbarazzo generale, qualche ritrattazione ma poi a dare il colpo di grazia sono intervenuti altri tre fatti: nuove incriminazioni da parte della magistratura nei confronti di alcuni esponenti del Pd che avevano pagato il voto in alcuni Comuni della zona a favore di un assessore regionale della giunta Emiliano e che si accingevano a fare la stessa operazione per le prossime primarie fra un candidato del Pd e uno del M5S al Comune di Bari, l’assassinio di stampo mafioso proprio di un appartenente alla famiglia Capriati, infine “il colpo dello scorpione” da parte di Conte a nome dei grillini che ha addirittura posto la questione morale nei confronti di quel Pd con cui d’altra parte è ben difficile fare delle primarie regolari visto che è emersa l’esistenza di una struttura organizzata già pronta a manipolarle.

 

CHI DI MORALISMO COLPISCE...
A questo punto emerge che il Pd è in una situazione insostenibile: il moralismo qualunquistico cavalcato in Puglia proprio da Emiliano sta implodendo nel suo rovescio, infilzato sia dalla magistratura che da un contrapposto moralismo dello stesso tipo messo in atto da Conte. Va detto che Conte non si è fermato lì perché ha infilzato il Pd, la Schlein e qualcun altro su un altro nodo. “La Salis non è Tortora”, ha detto proprio Conte, ridicolizzando chi voleva farne un’eroina e addirittura metterla in lista per le Europee.

Aggiungiamo che la Salis non solo non è Tortora ma non è neanche Zaki, perseguito dal dittatore egiziano al-Sisi per un reato d’opinione e giustamente difeso dai governi italiani e riportato in Italia dal governo Meloni.

Come si vede, quindi, di carne al fuoco ce n’è molta ma il quadro generale mette in evidenza che, finite tutte le coperture giudiziarie, mediatiche e politiche, il Pd ha il fianco esposto proprio sul terreno sul quale finora ha cavalcato tutte le tigri, quello della questione morale.

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