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"Giustizia, dei tagli epocali"Ma trovano due nuove poltrone

Andrea Tempestini
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  Nella mattinata di venerdì 6 luglio il Consiglio dei Ministri ha posato l'ultimo tassello della spending review, i tagli alla giustizia. Il ministro Paola Severino la definisce una "riforma epocale": prevede la riduzione e l'accorpamento di 37 tribunali e di 38 procure, oltre che la soppressione di tutte le 220 sezioni distaccate di tribunale. Il provvedimento attua la delega al governo attribuita dalla legge per la stabilizzazione finanziaria 148 del 2011. Viene prevista “la ridistribuzione sul territorio del personale amministrativo e dei magistrati restanti, la cui pianta organica non subirà alcun ridimensionamento”, specifica un comunicato diffuso della Presidenza del Consiglio. A questa riorganizzazione “si aggiunge quella degli uffici dei giudici di pace che ha già portato all'individuazione di 674 sedi che saranno soppresse e rispetto alle quali è atteso il parere delle commissioni competenti. Alcuni criteri - non derogabili - di delega seguiti dal Governo hanno inciso pesantemente sulla possibilità di sopprimere e accorpare uffici di dimensioni inferiori agli standard individuati, come ad esempio - sottolinea la nota - l'obbligo di permanenza del tribunale ordinario nei circondari capoluogo di provincia”. Il secondo limite “è stato rappresentato dalla cosiddetta 'regola del tre' (non meno di tre tribunali e procure per ciascun distretto di Corte di Appello), che ha impedito la soppressione di uffici palesemente al di sotto degli standard fissati. Proprio la concomitanza di queste due regole ha ristretto notevolmente l'ambito di intervento sul totale dei  165 tribunali”, concludeva la nota.  "Tagli epocali" e nuove nomine - Il ministro Severino, in conferenza stampa, ha definito il piano di tagli una "riforma epocale" che "cambia la geografia giudiziaria del Paese, ferma all'epoca dell'Unità d'Italia, epoca in cui si girava con le carrozze e non con l'auto e i treni ad alta velocità". Secondo il ministro "questo si chiama tagliare rami secchi, non si chiama tagliare la spesa e di questo tutta l'Italia si è rimpita la bocca di parole di lode per chi avesse trovato il coraggio di approvare questa riforma". Peccato però che proprio in concomitanza dei "tagli epocali", proprio alla Giustizia, siano state trovate due poltrone nuove di zecca: il Consiglio dei ministri ha nominato due nuovi sottosegretari alla Giustizia. Una decisione che stride, e non poco, con la politica del "potare i rami secchi". I due nomi indicati dal governo sono quelli di Antonino Gullo e Sabato Malinconico. Gullo, 39 anni, messinese, è professore associato di diritto penale all'Università di Messina e, da quando è in carica il Guardasigilli Severino, ha rivestito la funzione di consigliere giuridico del ministro. Malinconico, invece, è nato nel 1943 a Castellammare di Stabia, viene dalla carriera prefettizia e dal 2006 è consigliere di Stato. I sottosegretari a via Arenula diventano dunque tre, perché tale ruolo è già ricoperto anche da Salvatore Mazzamuto. Un altro sottosegretario alla Giustizia, Andrea Zoppini, si era dimesso dall'incarico nello scorso maggio perchè finito sotto inchiesta a Verbania per frode fiscale. In buona sostanza si era liberata una poltrona, e il "governo dei tagli" non solo l'ha riempita, ma l'ha anche moltiplicata.   

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