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Dal sesso in Burundi alle noci in PoloniaL'Ue che ci chiede sacrifici butta via 300 mld

La folle geografia dei finanziamenti europei e le tante falle nei controlli della gestione dei fondi

Lucia Esposito
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Benvenuti nel mondo dei contributi europei, un mondo ricco, pieno di sorprese che è diventato un business da oltre trecento miliardi di euro. Per ottenere contributi da mamma Europa, la stessa che da una parte ci chiede sacrifici e dall'altra concede soldi agli Sati-membri per i progetti più astrusi. Come spiega Repubblica, che ricostruisce la ricca geografia del contributo europeo, puoi ottenere fondi per svolgere un sondaggio di opinione sull'economia in Islanda o per promuovere un'attività culturale in Palestina, per aprire un ristorante in Romania o per finanziare progetti di inserimento lavorativo in Cambogia. La facilità nell'ottenere un finanziamento ha dato via a un vero magna magna sia da parte di enti pubblici come Regioni, Province e Comuni ma anche di privati cittadini, associazioni, agenzie o organizzazioni non governative. Ovviamente spesso la gestione dei fondi è finita nel mirino delle Procure.  Tutti i progetti Ecco alcuni progetti per cui l'Europa concede lauti finanziamenti:  600mila euro per la sensibilizzazione dei diritti sessuali e riproduttivi nel Burundi, 2,6 milioni di euro per finanziare le inziative a favore dei disabili in Turchia. "Nel mare magum delle sovvenzioni ai progetti sui grandi temi - scrive Repubblica - ci sono la lotta all'uso illegale di internet, 9,5 milioni per aggredire la criminalità finanziaria, 5,5 per contrastare l'estremismo violento, 2,6 milioni per iniziative che scuotano le coscienze nei riguardi della pena di morte e della tortura. Sono tutte finalità nobili e apprezzabili, ma ci si chiede se sia il caso di stanziare cifre di questo genere in un momento di grande crisi e, soprattutto, se viene esercitato il giusto controllo su come vengono gestiti i fondi. Per frequentare un corso di russo e cinese puoi ottenere un credito da 1800 euro, in Sicilia sono stati spesi 150mila euro per pagare un consulente chiamato a coordinare un progetto che tuteli la Zerkova, una specie diffusa sui monti Iblei. E' previsto un contributo di 3mila euro per la partecipazione di militari a corsi di formazione in Toscana, 28,4 euro per alveare a chi fa un allevamento di api in Andalusia, fino a 700mila euro per la coltivazione di noci in Polonia, 110mila euro per studiare l'attuazione della direttiva sugli zoo in Europa. A evidenziare tutti i limiti del settore è Alessandro Laterza, vicepresidente di Confindustria con delega al mezzogiorno che, a Repubblica, dice: "Uno dei paradossi della spesa l'eccessiva frammentazione: le singole Regioni presispongono interventi di natura locale che vanno ad accavallarsi, in modo irrazionale, con altri che hanno un interesse nazionale, anche nel campo delle infrastrutture. Senza una regia coordinata il rischio è quello della polverizzazione, che è l'esatto contrario della concentrazione che ci chiede la Commissione europea". 

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