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Yara, Bossetti ha chiesto di essere interrogato per raccontare la sua verità

Nicoletta Orlandi Posti
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Adesso vuole parlare. Massimo Bossetti ha deciso di raccontare la sua verità e ha chiesto al pm di essere interrogato. Desiderio che, rivela l'Eco di Bergamo, verrà soddisfatto martedì, in carcere, là dove è rinchiuso dal 16 giugno per l'omicidio di Yara Gambirasio. Finora si era sempre avvalso della facoltà di non rispondere, confrontandosi solo col gip per la convalida del fermo, ma adesso vuole chiarire quanto è emerso in questi giorni. La tenacia con cui si è difeso finora non lascia presagire ripensamenti sulla sua versione, piuttosto, avendo letto i giornali e visto i servizi in tv è probabile che voglia ribattere a ciò che è stato detto sulla sua vita. Rivelazioni top secret - Difficile che vada a raccontare come il suo dna sia finito sui leggins e sulle mutandine di Yara, osservano Paolo Doni e Stefano Serpellini: questa è una carta che la difesa ha annunciato di volesi giocare a tempo debito, spenderla ora potrebbe essere prematuro. Anche alla luce degli elementi emersi nelle ultime ore: le amiche della palestra di Yara hanno raccontato di non aver mai visto il muratore fuori dal circolo sportivo e il furgone ripreso dalla telecamera il 26 novembre 2010 in via Rampinelli si è rivelato non essere quello di Bossetti. Due elementi che giocano a favore della tesi difensiva secondo cui l'uomo e la vittima non si erano mai conosciuti. Elementi ai quali va ad aggiungersi la consulenza sui peli trovati sulla ragazza, sia umani, sia animali (in questo caso non sarebbero state trovate tracce di Bossetti anche se i consulenti dell'Università di Pavia non hanno ancora concluso il loro lavoro).  "Sono innocente" - La conferma arriva dal suo avvocato, Claudio Salvagni, che spiega come sia stato lo stesso Bossetti a chiedere di poter «dimostrare la propria estraneità nel  delitto di Yara Gambirasio». Secondo Salvagni dietro a questa  richiesta non vi sarebbe «nessuna ipotesi, peraltro rematura, di voler procedere con il rito abbreviato, ma solo la volontà di far emergere la verità». Bossetti, spiega il suo difensore, «vuole fornire indicazioni a suo discarico. Si tratta di un caso molto complesso -prosegue l'avvocato- che non può basarsi unicamente sulle prove del dna. Certo -osserva- il dna è importante ma non è una prova assoluta». In carcere Bossetti è molto provato, spiega il suo legale, «e certamente il fatto di essere in isolamento non lo aiuta. Tuttavia è abbastanza sereno e convinto ad andare avanti per questa strada, alla ricerca della verità che lo potrà scagionare da ogni accusa. In situazioni del genere, chiunque, a questo punto sarebbe crollato e avrebbe confessato ma lui -conclude Salvagni- non può confessare un delitto che non ha commesso».

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