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Matteo Renzi accende le sigarette: è testimonial di Philip Morris

Francesco Rigoni
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Il messaggio è chiaro: non importa chi sei, investi e sarai premiato. Così nell'era renziana anche il più grande colosso mondiale del tabacco può avere un premier come testimonial. Marco Franchi racconta per il Fatto Quotidiano di come a Zola Pedrosa (Bologna), cuore ex rosso di un Emilia in rapida metamorfosi, Matteo Renzi concede a Philip Morris un omaggio senza precedenti: mentre il Senato ancora discute del decreto che alza le accise a scapito dei concorrenti (e premia i prodotti degli americani), inaugura il grande stabilimento che verrà costruito dalla multinazionale del fumo. Lo fa con un discorso di cinque minuti, senza mai pronunciare la parola "sigarette", preferendo toni alti, a tratti messianici, ispirati da un set da convention americana. Parterre delle grandi occasioni - Al centro di un grande tendone circolare, il premier sale sul palco solo per un endorsement allo slogan scelto dall'azienda: "Sono d'accordo, il futuro è oggi. Che sia domani lo dicono le persone annoiate, che non sono in grado di sognare"; disinnesca subito la grana salute ("non ne parlo perchè ancora mancano dati e autorizzazioni") ed elogia "il made in Italy, che produce prodotti belli". Applausi scroscianti. Ad ascoltarlo ci sono i dipendenti, il management al completo e pezzi di governo, ma anche il candidato Pd alla regione, l'ex bersaniano Stefano Bonaccini, e Romano Prodi. Tutto si tiene. E nel board del gigante americano siede uno dei più forti sostenitori del premier, Sergio Marchionne, presidente di Fca e della Ferrari (sponsorizzata dalla Philip Morris). Investimento imponente - Il parterre è dettato da un investimento imponente: 500 milioni di euro e 600 posti di lavoro (a regime), per produrre ogni anno 30 miliardi di sigarette elettroniche di nuova generazione (a cialda di tabacco senza combustione, potenzialmente meno dannose), il 6 per cento dell'intero mercato europeo. Il tutto, dopo che un decreto ha penalizzato i concorrenti di Philip Morris, la Bat. Messaggio per i big - Il messaggio è rivolto ai big del settore: fate altrettanto e il governo vi verrà incontro. Stesso discorso già fatto ai vertici delle grandi multinazionali della farmaceutica, ricevuti la scorsa settimana a Palazzo Chigi (e i cui effetti si vedranno nella legge di stabilità). I colossi del tabacco si sono mossi già da un pezzo. Pochi giorni fa, la British american tobacco (Bat) -  che produce le marche di fascia bassa come Lucky Strike e Pall Mall - ha annunciato un piano d'investimenti di un miliardo in cinque anni. Il premier osserva e promette - La promessa fatta da Bat - che dieci anni fa acquistò per 2,3 miliardi l'Ente tabacchi - è servita a mitigare gli aumenti, ma difficilmente potrà spostare gli equilibri. L'investimento comprende spese già previste, e da diversi anni la compagnia ha ridotto la sua presenza in Italia (nel 2010, a Lecce, ha chiuso l'ultimo stabilamento, quasi 400 lavoratori in mobilità). Nei giorni scorsi Philip Morris è tornata a chiedere un aumento più deciso dell'accisa fissa, che penalizzerebbe le sigarette di fascia bassa prodotte dalla Bat. Il premier osserva e promette.

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