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Feltri: il calvario di Stasi e la malagiustizia

Eliana Giusto
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Nell'ormai lunga storia del processo sull'omicidio di Garlasco, Vittorio Feltri ha sempre difeso Alberto Stasi perché non ci sono prove sufficienti a incastrarlo. E alla vigilia della sentenza clamorosa della corte di Appello di Milano (che ha condannato il giovane a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, il 13 agosto 2007), il fondatore di Libero scrive sul Giornale che questi sette anni non sono bastati "a risolvere il giallo" ma sono stati più che sufficienti "per fare a pezzi l'esistenza di Stasi, sottoposto alla tortura di sfibranti interrogatori, rinvii e aggiornamenti, speranze e delusioni". Questo caso conferma "che i famosi tre gradi di giudizio non garantiscono affatto l'imputato, semmai lo stressano e lo riducono a un cencio". Insomma, conclude Feltri, il processo a Stasi "dimostra il cattivo stato di salute della giustizia, la responsabilità del quale non crediamo però sia della magistratura bensì del potere legislativo che non è capace di introdurre riforme adeguate". 

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