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Socci: rischio ribaltone al Conclave, come cambia l'elezione del Papa

Eliana Giusto
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Fu il cardinale Giuseppe Siri, trent'anni fa, a proporre l'abolizione del segreto del Conclave, quello che sono tenuti a mantenere sotto giuramento tutti i porporati sull'elezione di un papa nella Cappella Sistina. Lo propose perché - lungi ormai dal tutelare le cose sacre - quella norma rischiava (e rischia) di diventare la copertura di cose profane (il prelato aggiunse allora - anni Ottanta - che si sarebbe dovuto pregare molto per i conclavi del futuro perché non arrivasse fin lì l'influenza esterna di qualche setta). È paradossale che una proposta così innovativa e democratica sia stata avanzata dal prelato che era considerato il leader dei «conservatori». E che in questi trent'anni nessun prelato ritenuto «progressista» l'abbia ripresa e fatta sua. Oggi, se papa Bergoglio la recuperasse, se cioè abolisse il segreto, avrebbe la possibilità di dimostrare con i fatti quanto è davvero desideroso di trasparenza e di apertura nella vita della Chiesa, liberandola da obsolete proibizioni. Il papa che viene osannato come «rivoluzionario» sarà meno innovatore di un cardinale «conservatore» come Siri? Vorrà continuare a tenere in piedi il «muro della Sistina», dopo che ha chiesto al mondo l'abbattimento di tutti i muri (Cuba e non solo)? Oltretutto papa Bergoglio ogni giorno tuona contro quei moderni «scribi e farisei» che vogliono mummificare tutte le vecchie regole e le vecchie leggi e proibizioni, opponendosi al cambiamento, alla trasparenza e all'apertura al mondo. Vediamo se alle parole farà seguire i fatti, almeno in queste norme che sono del tutto modificabili, perché leggi ecclesiastiche (mentre non sono modificabili nemmeno dal Papa - perché sono Parola di Dio - le materie che all'ultimo Sinodo si è cercato di mettere in discussione da parte modernista). Libro e polemiche - Si sente particolarmente la necessità di abbattere il «muro della Sistina» - e con urgenza - soprattutto in riferimento al Conclave del 2013, su cui le voci e le domande aumentano anziché dissolversi. Come dimostra il caso scoppiato in Inghilterra - e da lì rimbalzato in America e in Italia - relativo alle rivelazioni di Austen Ivereigh nel libro The Great Reformer. Il volume, una biografia di Bergoglio, peraltro positiva verso il papa argentino, contiene alcune righe che hanno fatto scalpore. Bisogna tener presente che Ivereigh non è affatto l'ultimo arrivato essendo stato l'uomo stampa del cardinale Murphy O'Connor e avendo ricoperto ruoli di responsabilità nei media cattolici inglesi. Dunque egli ha parlato dell'esistenza di un «Team Bergoglio», costituito appunto dai cardinali O'Connor, Kasper, Daneels e Lehmann per portare il prelato argentino al papato. L'operazione, che sarebbe partita dopo la rinuncia di Benedetto XVI, avrebbe avuto il consenso dello stesso Bergoglio. È scoppiato un caso, anche perché c'è stato chi ha sostenuto che tutto questo metterebbe in dubbio la validità dell'elezione del 13 marzo. Ne sono seguite polemiche, precisazioni e smentite che hanno coinvolto pure padre Lombardi, portavoce del papa. A mio avviso i fatti riferiti dal libro dell'inglese non mettono in discussione di per sé la legittimità dell'elezione. Casomai fanno emergere qualcosa della lotta che si è svolta dietro le quinte nel 2013 (dalla rinuncia di Benedetto all'elezione di Francesco) e dei suoi protagonisti. Ma fa riflettere che per una vicenda simile siano divampate tante polemiche. Forse è solo la punta di un iceberg? Ci sono altri misteri? Fra varie voci e boatos, per esempio, resta tuttora non spiegato l'inedito ritardo del saluto di papa Bergoglio alla loggia di San Pietro. Dalla fumata bianca alla sua comparsa è passato infatti un lasso di tempo doppio rispetto a Benedetto XVI. Perché? Cosa è accaduto? E quello strano episodio confidato da Bergoglio a Scalfari e da questi riportato nella sua intervista del 1° ottobre 2013 ? Bergoglio dichiarò: «Quando il Conclave mi elesse Papa, prima dell'accettazione chiesi di potermi ritirare per qualche minuto nella stanza accanto a quella con il balcone sulla piazza. La mia testa era completamente vuota e una grande ansia mi aveva invaso. Per farla passare e rilassarmi chiusi gli occhi e scomparve ogni pensiero, anche quello di rifiutarmi ad accettare la carica come del resto la procedura liturgica consente. Chiusi gli occhi e non ebbi più alcuna ansia o emotività». Finché, proseguì Bergoglio, «io m'alzai di scatto e mi diressi nella stanza dove mi attendevano i cardinali e il tavolo su cui era l'atto di accettazione. Lo firmai, il cardinal Camerlengo lo controfirmò e poi sul balcone ci fu l'Habemus Papam». Sarebbe interessante capire perché la fumata bianca fu data alle 19.06, circa un'ora prima dell'Habemus papam che avvenne alle 20.12: di certo tale fumata non poteva e non doveva precedere l'accettazione, in quanto il papa c'è solo dopo l'avvenuta accettazione ed essa deve essere libera, dunque non condizionata da una fumata anticipata. Sarebbe interessante anche capire il perché e il come di quell'accettazione dal momento che, in quanto gesuita, Bergoglio aveva fatto il voto di non accettare. L'intervista a Scalfari sopra citata è stata di fatto confermata dallo stesso Bergoglio che l'ha ripubblicata in volume un mese fa. Perché dunque tali circostanze non si possono chiarire serenamente, lasciando parlare i testimoni e risolvendo così tante domande? Non c'è nulla da temere dalla trasparenza. Abolendo - con un semplice tratto di penna - il segreto per i cardinali, papa Bergoglio darebbe un magnifico esempio di apertura, spazzando via tutti i dubbi sulla regolarità delle procedure seguite quel 13 marzo 2013. Sarebbe la prova che non c'è nulla da passare sotto silenzio (quantomeno se tutto si è svolto secondo le norme). Per quanto mi riguarda sarei lietissimo di dirmi soddisfatto dei chiarimenti, se ci fossero dati. Ma purtroppo sono quasi tre mesi che è uscito il mio libro Non è Francesco e in questi tre mesi non c'è stato un solo cardinale (fra quelli presenti al Conclave) che abbia dichiarato in pubblico o mi abbia fatto sapere in privato che i fatti del Conclave non si sono svolti nel modo descritto dal mio libro. Anzi… Del resto mi sono basato sul libro di Elisabetta Piqué, biografa e amica di Bergoglio. La stessa Piqué (che nei giorni scorsi ha firmato una lunga intervista al papa) ha confermato la sua versione su La Nacion recensendo il mio libro, dopo che già tale versione era stata confermata da «alcuni cardinali» sentiti dal Corriere della sera. E nemmeno è stata smentita la tesi che proprio il papa, che non è vincolato al segreto, sia stato la fonte della giornalista argentina. Le nomine - Infine non c'è stato nemmeno un autorevole canonista che abbia dimostrato che le procedure seguite sono state corrette e quindi che l'elezione di papa Francesco è canonicamente ineccepibile. Se non lo fosse non avremmo un papa, ma un «vescovo vestito di bianco» e non sarebbero validi neanche i suoi atti di governo. Il problema si ripropone adesso che papa Bergoglio ha annunciato la creazione di 10 nuovi cardinali il 15 febbraio prossimo. Che si aggiungono ai 19 creati nel febbraio 2013. Perché così tante nomine ravvicinate? Per ribaltare la tendenza «ratzingeriana» maggioritaria nel collegio cardinalizio? C'è una certa inquietudine nel mondo ecclesiastico perché si sospetta che gli ambienti progressisti della Curia, oggi al potere, premano per avere un futuro Conclave spostato verso la sinistra modernista. Al di là dei 78 anni del papa ci sono anche le frequenti voci di un suo ritiro. Prima che ciò avvenga forse qualcuno vuole il ribaltone progressista nel collegio cardinalizio. Esso infatti nel 2013 non era affatto «progressista» ed elesse Bergoglio solo perché si fece credere che fosse in continuità con Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. Non a caso poi, al recente Sinodo, Bergoglio è andato clamorosamente in minoranza. Dunque sta arrivando il ribaltone per il futuro Conclave? di Antonio Socci www.antoniosocci.com

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