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Marò, l'India sfida l'Italia:"Per voi gravi conseguenze".Tensioni sul nostro ambasciatore

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Nicoletta Orlandi Posti
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  Si inasprisce il braccio di ferro tra Italia e India all'indomani dell'annuncio che i marò italiani non torneranno a New Delhi. Il premier indiano Manmohan Singh, dopo aver studiati bene i termini della questione e soppesato parola per parola i contenuti della lettera inviata da Roma, ha detto senza mezzi termini che se l'Italia non manterrà l'impegno preso di far rientrare in India i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ci saranno conseguenze nei rapporti tra i due Paesi. "Le autorità italiane hanno violato tutte le regole dei rapporti diplomatici e messo in discussione gli impegni solenni assunti dai rappresentanti accreditati del governo", ha puntualizzato Singh. "Il nostro governo - ha afefrmato ancora il premier davanti alla Camera bassa del Parlamento indiano- ha detto chiaramente che l'azione intrapresa dal governo italiano è inaccettabile". Ieri il ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore italiano, Daniele Mancini, il diplomatico che si era impegnato, a nome del governo di Roma, al ritorno in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, dopo la licenza in Italia per poter votare. Singh ha intanto incontrato alcuni parlamentari del Kerala a cui ha riferito senza mezzi termini che il Paese "attiverà tutti i canali diplomatici" per far tornare in India i due marò.  Mancini gode dell'immunità diplomatica, ma il governo indiano sta valutando una risposta "forte", dal richiamo dell'ambasciatore alla sospensione dei rapporti diplomatici, secondo quanto riportano i media indiani. Il premier del Kerala, Oommen Chandy, ha preannunciato di voler esplorare tutte le strade legali per garantire giustizia ai parenti delle due vittime e riportare in India i due marò. E mentre a Trivandrum, i pescatori si mettono in sciopero e minacciano di bruciare le immagini dei militari italiani, l'opposizione sollecita una reazione decisa. Particolarmente duro il Bjp il partito nazionalista indù, che nelle scorse settimane era stato molto polemico anche sullo scandalo di Finmeccanica e protagonista di una campagna contro Sonia Gandhi proprio perchè italiana. "Hanno bluffato, è un tradimento", ha detto il deputato portavoce, Rajiv Pratap Rudy che ha preannunciato che solleverà già oggi la questione in Parlamento perchè teme che il governo di New Delhi abbia in qualche modo colluso con quello italiano. Anche l'opposizione di sinistra pensa che qualcuno nel governo possa aver agito in tandem con Roma: "E' un enorme complotto", ha detto un deputato dal Kerala. Le voci si rincorrono anche sui giornali: Ibn Live ricorda che "a febbraio il ministro degli Esteri, Salman Kurshid, aveva detto: 'Ci è stato chiesto dal governo italiano di intervenire, ma era impossibile, esattamente come quando abbiamo chiesto all'Italia documenti su Finmeccanicà. Ma lunedì - prosegue sempre l'emittente - il governo italiano ha ceduto, mandando la prima partita di documenti sull'affair degli elicotteri Vvip. La domanda ora è se il governo indiano abbia ceduto sul caso dei militari e concesso loro di sparire nonostante il sospetto di un omicidio". Tensione sull'ambasciatore italiano - Novità sul caso "marò" - "Non lascerò questo paese fino a che un'autorità competente non mi dichiarerà persona non grata" a parlare l'ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini, riguardo alle voci di una sua possibile espulsione dal Paese. Si tratta di indiscrezioni, ma oggi il premier indiano, Manmohan Singh, ha esplicitamente messo in guardia dalle conseguenze che avrà il non rientro a New Delhi di Massimilano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri del battaglione San Marco. "Il nostro governo ha già fatto presente che queste azioni sono inaccettabili e non sono in linea con le nostre relazioni bilaterali, che devono funzionare sulla base della fiducia. Roma mantenga la parola o vi saranno conseguenze sulle nostre relazioni" ha scritto Singh sul suo account twitter. Nel frattempo l'avvocato indiano che rappresentava l'Italia di fronte alla Corte Suprema nel caso dei marò si è ritirato dal processo. La decisione con cui Roma ha tenuto in patria i due militari rappresenta una "rottura della fiducia", ha detto Harish Salve in una nota: "Sono prima di tutto un alto funzionario della Corte e alla Corte devo far riferimento prima di altri". New Delhi aspetta dunque il 22 marzo, data della scadenza del permesso concesso ai fucilieri,  ma se quel giorno i militari non saranno rientrati la fiducia sarà tradita e le azioni contro l'Italia saranno inevitabili.      

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