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Violenze sessuali tra gli adepti "schiavi" di una setta, ex sacerdote nel registro degli indagati

Violenza sessuale

Le regole da seguire per entrare nella comunità: interrompere i rapporti familiari e lavorativi, elargire denaro e farsi soggiogare

Eleonora Tesconi
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Un vero e proprio "regno", fatto di sudditi e governanti. Dieci persone, nove donne e un uomo, adepte di una comunità di Montecchio di Cortona, in provincia di Arezzo, erano ridotte in uno stato di schiavitù e costrette a subire continue violenze sessuali. E' quanto emerso da un'inchiesta della Dda di Firenze, che ha portato alla luce la losca setta e individuato i suoi "guru": un ex sacerdote della diocesi del capoluogo toscano, Mauro Cioni, e altre tre persone. L'ex prete è ora accusato di riduzione in schiavitù e violenza sessuale. Solito capo d'imputazione anche per un ex adepto della comunità, il senese Carlo Carli, che aveva poi deciso di cambiare aria per fondarne una nuova. Ma i principi erano sempre gli stessi. Accusati invece di ricettazione di denaro i due adepti rimasti al fianco dell'ex sacerdote, Franco Bigazzi di Certaldo e Giorgio Bigozzi di Foiano.  Secondo quanto emerso dalle indagini, Cioni, sospeso "a divinis" nel 1985 e tornato allo stato laicale verso la fine degli anni '80, avrebbe convinto un buon numero di persone a seguire la sua nuova vocazione, quella di un "altro Cristianesimo", attraverso cui i seguaci si sarebbero potuti liberare dal maligno. E come ogni comunità, la setta dell'ex sacerdote aveva le sue regole: interrompere qualsiasi relazione familiare, sociale o lavorativa, farsi soggiogare dai suoi desideri sessuali e dispensare denaro. Qualunque adepto si fosse rifiutato di seguire questi "dettami" avrebbe sofferto per tutta la vita, rimanendo "dannati per l'eternità". La vicenda era già emersa nel 2000, ma non vi fu alcun seguito. Solo un anno dopo l'ex prete era finito nel registro degli indagati per la morte di un 19enne di Vinci, ma poi venne prosciolto dal reato di istigazione al suicidio.

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