Riina è morto, chi diventerà il capo di Cosa Nostra. Inquietante scenario: nuova guerra di mafia
Morto il Re, sarà lotta per la sucessione al trono. La scomparsa di Totò Riina, il "Capo dei Capi" della mafia, apre scenari inediti e inquietanti sul futuro della più potente organizzazione criminale italiana. "Non è più quella Cosa Nostra, il vero pericolo è la 'ndrangheta", spiega l'ex procuratore capo di Palermo Gian Carlo Caselli, ma in Sicilia i boss sono da tempo in allerta. Come ricorda Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, già nel 2015 una intercettazione in carcere tra Santi Pullarà e Mario Marchese svelava un retroscena: "Se non muoiono tutti e due luce non ne vede nessuno Tutto 'u vicinanzo era sotto a loro, Graviano, Bagarella, questo di Castelvetrano (Matteo Messina Denaro, ndr)". I due sono Bernardo Provenzano e, appunto, Riina. Morti i due capi corleonesi, potrebbe chiudersi per sempre l'epoca della Cupola e riaprirsi quella di una "commissione provinciale", esautorata di fatto da Riina nel 1991 all'alba della stagione delle stragi. "Muore Riina ma non finisce Cosa nostra; scompare quello che tuttora era il capo della mafia e si apre una nuova stagione, ma Cosa nostra non è finita - parola del procuratore di Palermo Franco Lo Voi -. Solo le indagini ci consentiranno di capire quale sarà la nuova struttura, anche di vertice, di Cosa nostra. Inutile fare ipotesi su cosa accadrà, sarebbero velleitarie". L'ipotesi è quella di una nuova, sanguinosa guerra di mafia, che potrebbe aver avuto un antipasto lo scorso 22 maggio, prima dell'anniversario della strage di Capaci, con l'assassinio in strada a Palermo, in pieno giorno, di Giuseppe Dainotti, vecchio imputato di Giovanni Falcone nel maxi-processo. Chi possa materialmente prendere in mano le redini dell'organizzazione è difficile a dirsi, oggi. Quasi scontato il nome di Messina Denaro, il boss che secondo alcuni pentiti aveva ordinato l'esecuzione (mancata) del pm Di Matteo e che è latitante dal 1993. Oppure potrebbe essere il turno di uno dei 331 "scarcerati eccellenti" dell'ultimo anno. Tra questi c'è anche Giovanni Grizzaffi, nipote di Riina, che è tornato a Corleone da dove tutto è cominciato. Oppure, è il nome nuovo suggerito dal Corriere della Sera, quello di Alessandro Bono, 38enne di Carini arrestato due mesi fa e boss in ascesa del narcotraffico, che ha sfidato la 'ndrangheta allacciando affari ultra-milionari con i trafficanti di droga sudamericani. Un emergente, insomma, o addirittura un "americano", come suggerito da Mario Calabresi su Repubblica. Perché la mafia, oggi più che mai, è soldi e affari, ben oltre la Sicilia.