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Carabiniere ucciso a Roma, conferenza stampa dell'Arma: "Perché non potevano sparare. E pistola dimenticata"

Davide Locano
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Sull'omicidio di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere ucciso a Roma dai due balordi americani, ora parla Michele Prestipino, procuratore vicario che è intervenuto alla prima conferenza stampa dell'Arma dei carabinieri. In primis ha messo in chiaro come l'interrogatorio sia legale, poi ha espresso "disappunto" per chi parla di ombre e misteri. "Era un servitore dello Stato caduto nell'adempimento del dovere - ha detto riferendosi a Cerciello - un dovere duro ma essenziale e determinante per garantire l'esistenza dello Stato e assicurare il rispetto della legge sempre e comunque". Uno dei passaggi più importanti è stato quello relativo all'arma dei due carabinieri impegnati nel cavallo di ritorno. Cerciello, si apprende, non la aveva perché "dimenticata", ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro. E ancora, ha aggiunto che comunque "i due carabinieri intervenuti, Rega e Varriale, non hanno avuto il tempo di tirare fuori le pistole. L'aggressione è stata rapida", ha spiegato Gargaro. "Varriale inoltre non avrebbe potuto tirarla fuori dopo, perché il soggetto era già in fuga e in quel caso sarebbe stato lui ad avere conseguenze". Dunque, sull'intervento ha assicurato che "c'erano quattro pattuglie che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l'esito dell'operazione". Leggi anche: Carabiniere ucciso, la teoria di Luttwak sulla foto dell'americano bendato Sulla foto che ritrae bendato Gabriel Christian Natale Hjorth si è espresso il procuratore aggiunto, il quale ha spiegato: "Uno degli indagati è stato ritratto mentre si trovava seduto, ammanettato e bendato, e questo fatto è stato oggetto di tempestiva segnalazione da parte della stessa Arma dei carabinieri, i cui vertici hanno definito tale fatto grave e inaccettabile. La Procura ha avviato le indagini necessarie per accertare quanto accaduto e definire le responsabilità. La Procura di Roma procederà a questi accertamenti senza pregiudizi e con la determinazione e il rigore dimostrati in analoghe vicende e situazioni". Ma per certo, ha sottolineato Prestipino, agli arrestati sono state assicurate tutte "le garanzie difensive, la presenza dei difensori e degli interpreti. Gli interrogatori sono stati registrati". Altro passaggio importante quello relativo alla ragione per cui, nelle prime ore, si parlava di due sospetti nordafricani. Sul punto si esprime Gargaro, il quale ha spiegato che l'indicazione "ci è stata data subito dopo il fatto da Sergio Brugiatelli". "Lo ha detto perché aveva timore di svelare che conosceva gli autori dell'omicidio. Non voleva essere associato al fatto", ha concluso.

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