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Silvia Romano, la conversione all'islam davanti ai suoi carcerieri: come può essere spontanea?

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Dopo un rapimento lungo 18 mesi, Silvia Romano è stata liberata tramite un riscatto da 4 milioni di dollari ed è tornata a casa. Adesso spetta agli investigatori il compito di ricostruire l’intera vicenda, che è iniziata il 20 novembre 2018, quando la cooperante milanese è stata sequestrata in Kenya e poi venduta ad Al Shabaab, il gruppo jihadista che l’ha tenuta prigioniera in Somalia. Da allora le uniche notizie di Silvia sono racchiuse in una serie di video, che servono agli 007 come prova in vita della Romano.

 

 

Il primo è stato girato ad agosto 2019, un altro a novembre dello stesso anno e un terzo il 17 gennaio 2020: in questo arco di tempo la ragazza è cambiata profondamente, essendosi convertita all’Islam e avendo scelto Aisha come nome. Il rito di conversione sarebbe stato fatto davanti ai suoi carcerieri, ma nonostante ciò Silvia ha ribadito più volte che la sua è stata una scelta personale, senza costrizione. Anche se di sicuro è stata indotta: sono stati i sequestratori a offrirle il Corano ed a fornirle il computer - ovviamente senza internet - per leggere i testi sacri tradotti in inglese e vedere i video di dottrina religiosa. E così si è arrivati alla shahada, la testimonianza di fede che sancisce la conversione all’Islam davanti ai carcerieri. 

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