Coronavirus, Maria Rita Gismondo sul vaccino: "Entro il 2020? Un'utopia, forse non lo avremo mai"

mercoledì 9 settembre 2020
Coronavirus, Maria Rita Gismondo sul vaccino: "Entro il 2020? Un'utopia, forse non lo avremo mai"
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"Il vaccino ha bisogno dei suoi tempi. Per cortesia, non facciamo una corsa in avanti dicendo che vaccineremo già a fine anno: è un'utopia scientificamente infondata". Tronca ogni ipotesi ottimista Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, commentando la sospensione dei trial clinici sul vaccino AstraZeneca-Oxford, in un'intervista all'agenzia di stampa Adnkronos.

"Purtroppo nella scienza dire l'avevo detto è molto triste, perché in ballo ci sono la salute e le speranze della gente. Ma la notizia che AstraZeneca ha interrotto momentaneamente i test sul vaccino" - prosegue Gismondo - "dà credito a quanto detto da alcuni di noi, come l'immunologo Alberto Mantovani: il vaccino ha bisogno di tempi lunghi per essere sicuro, non si può abbreviare nessuna fase. Già nella fretta", dei test per arrivare prima possibile a un vaccino contro il virus Sars-Cov2, "abbiamo qualche caso da dover esaminare e approfondire per effetti collaterali e indesiderati: vogliamo ancora accelerare e rischiare?". "Non si può illudere la gente", rimarca Gismondo. Non solo. "Così facendo, correndo, facciamo il gioco dei no vax e rischiamo vittime da mancate altre vaccinazioni come quella contro il morbillo e altre malattie trasmissibili prevenibili", conclude.

La Gismondo interviene anche sul problema "ripartenza" scuola invitando all'acquisto di "test rapidi" da fare in loco, che "possano immediatamente dire se il bambino è stato infettato da Sars-CoV-2 o no". Chiede attenzione anche agli "insegnanti" e al "loro ruolo" nella possibile trasmissione del nuovo coronavirus, perché bisogna assolutamente "evitare che nelle scuole si identifichino dei bambini come untori. Sarebbe un danno psicologico grave", ammonisce l'esperta. E aggiunge: "Dobbiamo preservare i nostri bambini da danni sociali e psicologici - avverte - dopo che già il lockdown ha infierito" in questo senso sui più piccoli. Ma ovviamente "dobbiamo anche aiutarli perché non subiscano un danno culturale" legato a "un ritardo di frequenza". Anche se "vorrei precisare anche un'altra cosa: se qualche scuola chiuderà", per Gismondo "non si può parlare del fallimento del piano riapertura. È un argomento molto complesso che stanno affrontando anche le altre nazioni".