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Macerata, la Cassazione conferma 12 anni per Luca Traini: "Strage aggravata dall'odio razziale"

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Luca Traini dovrà scontare 12 anni di reclusione per i reati di strage aggravata dall’odio razziale e porto abusivo d’arma. La condanna è stata confermata dalla Cassazione: il 3 febbraio 2018 il 31enne aveva lasciato partire 17 colpi ad altezza d’uomo ferendo sei migranti. La Suprema Corte ha anche confermato il diritto al risarcimento per le vittime e per le parti civili. Tra queste rientrano anche il Comune di Macerata e la struttura territoriale del Pd contro la cui sede l’imputato sparò dei colpi. 

 

 

All’epoca dei fatti Traini rivendicò la sparatoria dicendo che si trattava di un tentativo di vendicare il delitto di Pamela Mastropietro, per il quale il nigeriano Innocent Oseghale ha ricevuto l’ergastolo, avendo ucciso e smembrato il corpo della diciottenne dopo averle dato una dose di eroina e averla costretta ad un rapporto sessuale. Tornando a Traini, era già stato condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 12 anni per i reati di strage aggravata dall’odio razziale e porto abusivo d’armi. Condanna che è poi stata confermata nel 2019 in Apello e adesso anche dalla Cassazione. 

 

 

A nulla è valsa l’arringa dell’avvocato Franco Coppi: “Nel comportamento di Traini non c’è odio razziale, i neri vengono identificati da lui come i responsabili dello spaccio di droga nella provincia di Macerata e come responsabili della morte di Pamela Mastropietro, potevano essere anche gialli o pellerossa e il discorso sarebbe stato lo stesso. Non c’è stata una strage perché il reato richiede l’indeterminatezza delle persone offese. Traini ha voluto ergersi a vendicatore in preda ad un raptus emotivo di cui si dovrebbe tenere conto”. 

 

 

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