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Immigrazione, il capo-missione della Ong intercettato: "Mi sono inventato cose inimmaginabili"

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Scoperchiato il vaso di Pandora. Dall'inchiesta che vede la ong Mare Jonio indagata sta emergendo l'impensabile. Sulla caso della nave utilizzata dalla Ong Mediterranea saving humans per il trasbordo di 27 migranti portati in Italia non c'è solo il "tornaconto" di 125mila euro. Tra le carte in mano alla procura di Ragusa spuntano ammissioni da brividi. "Sono riuscito a inventarmi cose inimmaginabili" si pronunciava così Giuseppe Caccia, capo missione che l'11 settembre 2020 rispondeva a una telefonata di Ezio Tavasani, un pezzo grosso nel mondo nautico veneziano. "Ezio gli riferisce (a Caccia indagato per favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina, ndr) che con la Mare Jonio lui fa cose molto in grande", è quanto si legge a pagina 9 del decreto di perquisizione e sequestro disposto dalla procura e pubblicato dal Giornale. Da qui la risposta data da Giuseppe riuscito nell'intento di "inventarsi cose inimmaginabili".

 

 

Ma c'è di più perché a elargire consigli su come evitare l'alt delle forze dell'ordine c'era proprio Tavasani che, ammetteva, "è palese il fatto che l'imbarcazione non è idonea al soccorso". Daltro canto Caccia prometteva che "alla prossima missione mi organizzerò diversamente". Dal passato della Mare Jonio spuntano infatti altri due richiami da parte della Guardia costiera che la diffidava dal prendere il mare per recuperare migranti, ma niente.

 

 

"Appena posso lo rifaccio. Costi quel che costi - prometteva sfidando la magistratura Luca Casarini, anche lui capo missione della nave -. Al vostro ordine continuerò a disobbedire. Perché obbedisco ad altro, di fronte al quale le vostre leggi ingiuste e criminali, ciniche e orribili, non possono niente". E infatti ha avuto la meglio, venendo graziato archiviando un'altra inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Almeno fino ad ora perché la palla passa al Tribunale del riesame che dovrebbe pronunciarsi sulla legittimità dei sequestri ordinati dalla procura nell'ambito dell'inchiesta, che ha registrato anche l'ammissione delle "cose inimmaginabili" compiute.

 

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