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Sara Pinna: "Venite qui a trovar lavoro". Il dramma dopo lo scivolone: "Adesso i miei figli...", com'è ridotta

Hoara Borselli
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Tanto si sta dicendo di Sara Pinna, la presentatrice dell'emittente locale Tva Vicenza che durante la trasmissione "Terzo Tempo - Diretta Biancorossa", dopo la sconfitta del Vicenza (retrocesso) nello spareggio contro il Cosenza, si è lasciata andare a una battuta rivolta a untifoso cosentino, Michele, che aveva in braccio il figlio Domenico di sette anni. «Lupi si nasce» ha detto il piccolo Domenico, «...e gatti si diventa» ha risposto Sara. Aggiungendo: «Non ti preoccupare, che venite anche voi in pianura acercare qualche lavoro». Sui social si è scatenato il consueto delirio, con lei accusata di razzismo.

 

 

 

Sei in mezzo a una gogna mediatica. Come ti senti?
«So di avere agito in maniera giusta. Mi sono accorta subito di avere usato parole sbagliate. Il 21 maggio, prima che si scatenasse il putiferio mediatico, ho presentato le mie scuse ai diretti interessati».

Raccontami com' è andata.
«Io già mentre pronunciavo quelle parole mi sono accorta che la frase era infelice, però ho proseguito perché il Vicenza era retrocesso e io ho pensato che il mio pubblico non si indignasse, anche perchè sanno che sono sarda e che quindi sono io la prima ad essere una ragazza del Sud che si trova al nord per lavorare. La battuta era riferita anche a me stessa: "venite anche voi a lavorare in Veneto potete diventare Mangiagatti, come successo anche a me": questo volevo dire. In un clima e con uno spirito scherzoso. Poi è accaduto che dal giorno dopo mi sono cominciati ad arrivare dei messaggi privati da parte di alcuni cosentini che si erano sentiti offesi, e quindi ho pensato che fosse immediatamente doveroso scusarmi. E così ho fatto: ho chiesto scusa a questi tifosi che si erano scagliati anche con parole non proprio carine nei miei confronti, e loro mi hanno ringraziato pubblicamente per il coraggio che ho avuto nel fare un passo indietro rispetto a quello che avevo detto».

Tu precisamente cosa volevi dire, quando hai pronunciato quella frase?
«In realtà io stavo pensando alla mia esperienza personale, mio padre, militare sardo venuto in Veneto per cercare lavoro, io tifavo il Cagliari, e poi sono diventata tifosa del Vicenza. Quindi se un bambino mi dice: "lupi si nasce", io rispondo: gatti si diventa. E ho aggiunto quella frasetta incriminata sul lavoro al Nord».

Hai letto il post molto duro che ha scritto il padre del bambino? Aveva un titolo assai aspro: «Lettera di un padre ad una conduttrice razzista». Il padre del ragazzo afferma che l'etica e la morale sono due valori a te totalmente sconosciuti.
«Io ho cercato immediatamente di contattarlo. Ci sono riuscita tramite Messenger e gli ho chiesto d parlargli. Ci siamo sentiti al telefono proprio il 21 maggio. Mi sono scusata e ho ribadito che non avevo in alcun modo intenzione di urtare la sensibilità di suo figlio o di offenderlo in qualsiasi modo. Il padre mi ha ribadito frasi simpatiche: tipo, ma si figuri, stia tranquilla, anzi ci dispiace, sono mortificato molto per le offese che sta ricevendo. Noi abbiamo delle case vacanza giù al sud quindi si figuri se abbiamo la necessità di venire a cercare lavoro a Vicenza... Ho ribadito al padre che non ero preoccupata per le offese che ricevevo ma che volevo sapere come stesse il ragazzo e se in qualche modo fosse rimasto provato da ciò che gli avevo detto. Anch' io sono mamma di tre figli di 9,12 e 13 anni».

In quel momento non ti sei accorta che la tua risposta non era rivolta ad un tifoso adulto bensì a un bambino?
«Assolutamente no. C'era una grande confusione fuori dallo stadio e in quel momento non ho fatto caso a chi mi stessi rivolgendo».

 

 

 

Una delle tante cose che ti stanno rimproverando è quella di aver voluto sottolineare con la tua frase la differenza sostanziale che c'è tra Sud e Nord e il fatto che per lavorare le persone del sud debbano trasferirsi al Nord.
«Lungi da me voler offendere i cosentini. Tutto volevo tranne che fare politica o lanciare un messaggio politico in un contesto di calcio».

Hai anche accennato alla possibilità di lasciare il tuo lavoro. A fronte delle polemiche che hanno suscitato le tue parole è arrivatala decisione di abbandonare?
«No, perché tutta l'azienda mi si è stretta intorno , mostrandomi grande vicinanza e solidarietà: mi hanno convinto che avrei sicuramente sbagliato a lasciare. Io lavoro in quest' azienda da vent' anni, mi conoscono, sanno la persona che sono e ho dimostrato di essere una persona di valore, di etica e morale».

Ritieni che oggi ci sia un'esasperazione del politicamente corretto e che si dia troppo peso alle parole e troppo poco alle intenzioni? È stato gridato nei tuoi confronti al razzismo... «Io non sono razzista. Assolutamente no. Per me siamo tutti uguali, Non ci sono razze, classi, sessi... E non ho alcun pregiudizio nei confronti delle persone del sud anche perché mia madre e mio nonno sono di Taranto, la famiglia di mio padre, come ti ho detto, è sarda. Io le mie le mie origini le amo».

C'è qualche attacco particolare che ti stanno rivolgendo le persone che ti ha colpito maggiormente?

«Io tendenzialmente cerco di evitare di leggere i social anche perché lavorando nel mondo del calcio sono abituata ad un linguaggio anche abbastanza crudo. Le cose che mi fanno più male sono le minacce di morte che mi stanno arrivando. Poi, mi hanno mortificato dei post tipo quello di Scanzi ("alla gentile intellettuale: attendiamo sempre con affetto e con fiducia il licenziamento in tronco")».

Hai avuto modo di sentire di nuovo il padre dopo quello che era accaduto?

«Sì, l'ho sentito questa mattina e ci siamo dati appuntamento telefonico per questo pomeriggio. Gli ho chiesto se poteva ripetere le dichiarazioni che mi aveva fatto al telefono durante la prima telefonata».

Qual è la cosa che ti dispiace di più venga associata la tua persona? L'essere definita razzista o il fatto di essere stata insensibile di fronte ad un bambino?

«La cosa che mi fa più male sono le parole di quelli che chiedono: cosa può insegnare questa ai suoi tre figli? Volete sapere cosa gli insegnerò? Gli insegnerò che si può sempre chiedere scusa, che si può sbagliare e si può rimediare».

Hai paura che questa gogna mediatica che ti sta travolgendo possa in qualche modo ricadere sui tuoi figli?

«Sì. Sono stati loro a chiedermi di voler vedere il video. Gli ho fatto sentire la frase incriminata e loro mi hanno detto: mamma, ma per questo che ti stanno dicendo tutte queste brutte cose? È per questo che poi ti vogliono uccidere?...».

Perché ti sono arrivate anche delle minacce di morte?

«Sì. Mi hanno scritto: ti taglio la gola cagna in calore. Vedi Hoara loro mi stanno accusando di razzismo per la frase che io ho detto scherzando. Ma allora io cosa dovrei dire rispetto a persone che dicono di volermi scannare?». 

 

 

 

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