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Dritto e Rovescio, umiliazione totale per Di Maio e Conte: reddito di cittadinanza, la confessione di una donna

Claudio Brigliadori
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Il reddito di cittadinanza «è concorrenza sleale». A Dritto e rovescio, su Rete 4, l'ultimo segmento di trasmissione è dedicato al tema del caro-vita, delle bollette esplose, dell'inflazione che vola sulle onde provocate (anche) dallo tsunami in Ucraina e sugli stipendi degli italiani che restano drammaticamente bloccati, di fatto, dal 1990. Una perdita di potere d'acquisto vista, però, anche dall'altro punto di vista: quello degli imprenditori. «Io sono assolutamente a sfavore», spiega in studio da Paolo Del Debbio, una signora, la cui impresa vive di lavoratori stagionali e di part-time.

 

 

La sua categoria è una vittima economica della misura-simbolo del Movimento 5 Stelle, che sulla carta deve sostenere i disoccupati, sì, ma aiutarli anche al reinserimento nel mondo del lavoro. Invece, denuncia l'imprenditrice, «preferiscono il reddito al mio stipendio». «Per noi è sempre stato un problema il reclutamento del personale, ma negli ultimi due anni è diventato un dramma - sottolinea -. Il reddito di cittadinanza purtroppo ha fatto più danni della grandine. Parlo dei classici lavoratori stagionali, che per noi erano determinanti, i part-time: una retribuzione non da professionisti ma giusta, 800 o 1.000 euro».

 

 

Di fatto, quello che ci si può portare a casa con il sussidio di Stato. «Noi ci scontriamo con un disequilibrio, una disparità. Per noi è concorrenza sleale, io ho fatto una ventina di telefonate». Risposta: meglio prendere il reddito, senza lavorare, che rimettersi in gioco, magari non sotto casa, e provare a scommettere sul presente per costruirsi un futuro. In studio Gaetano Pedullà, direttore de La Notizia (il quotidiano forse più a 5 Stelle d'Italia) scuote il capo indignato per la provocazione della imprenditrice. Perché quando si parla di reddito, in certi ambienti, guai a parlare dei disastri provocati. Sempre meglio chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie (e tappare le bocche). 

 

 

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