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La Sapienza, l'ospite choc degli anti-Meloni: a chi volevano dare la parola

Francesco Storace
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Occupazione finita a Scienze politiche. Ma guai ai politici che metteranno piede all'università. La Sapienza è roba dei collettivi rossi: decidono loro a chi consegnare il ticket d'ingresso. Il bello è che è tutto vero, non è una barzelletta. All'università di Roma la "mobilitazione" continuerà con altre assemblee, cortei, slogan. A studiare ci si penserà dopo. Perché ora i collettivi studenteschi avranno altro da fare, tipo la vigilanza sull'«assoluto divieto» di parola per i politici alla Sapienza e nelle Università «come luogo neutro e di cultura». Roba dell'altro mondo. Il dialogo lo decidono loro. E tutto questo accade per impedire un'assemblea - regolarmente autorizzata - degli universitari di destra: e la polizia ha evitato che ci fossero incidenti tra opposte fazioni.

CLIMA CREATO AD ARTE
Del resto, è questo il clima che si sta creando ad arte nell'ateneo, con tensioni che potrebbero sfociare in qualcosa di grave. Del resto, questi collettivi sono i nipotini di quei loro predecessori che nel 2009 arrivarono ad invitare per una conferenza persino Valerio Morucci, uno dei brigatisti protagonisti del rapimento e del delitto Moro. Ci vollero proteste da destra e più in generale da ampi settori della società civile oltre che dallo stesso ateneo per impedire un evento davvero imbarazzante. I terroristi in cattedra. Anche se va detto che più recentemente si è dato spazio persino a quello stinco di santo che risponde al nome di Mimmo Lucano. Ma quell'evento a cui doveva partecipare Morucci resta impresso tristemente nella memoria collettiva, perché si dava spazio alle teorie di chi aveva deciso di portare l'attacco al cuore dello Stato. Dando un pessimo esempio alle nuove generazioni, che rischiarono di trovarsi a dover pendere dalle labbra di un brigatista. In una università dove fu impedito di parlare persino a Papa Ratzinger. Per il no all'iniziativa con Morucci, ci furono anche comitati che sparsero lacrime amare. "In merito all'annullamento dell'incontro tra Valerio Morucci e gli studenti di Scienze della Comunicazione dell'Università "La Sapienza" di Roma - incontro sul tema "Cultura violenza memoria" previsto per il prossimo 12 gennaio -, esprimiamo profondo disagio nel constatare che all'interno di una Università, luogo deputato al libero confronto delle opinioni e all'approfondimento della conoscenza, non vengono garantiti diritti basilari come quelli sanciti, nella nostra Costituzione, dall'articolo 3 (pari dignità sociale di tutti i cittadini) e 21 (libertà di parola)».

Ovvero, quelli che si volevano negare ad Azione Universitaria. «Nonostante il pesante giudizio storico e morale che è tuttora doveroso esprimere sull'operato delle organizzazioni di cui Valerio Morucci ha fatto parte negli anni Settanta, e sulle azioni di Morucci stesso, i principi espressi dagli articoli sopra citati - continuavano i tristi compagni privati del loro idolo- sono indisponibili. Si aggiunga a questo che Morucci è stato fra i primi a rinnegare la lotta armata e a fornire contributi per la comprensione delle dinamiche eversive che hanno tragicamente segnato il Paese trent' anni or sono, che proprio in virtù di questa serrata autocritica e di questa disponibilità al confronto e all'esame ha potuto già in passato partecipare ad incontri pubblici e dialogare con alte cariche politiche». E proseguono: «Tanto più riesce incomprensibile perché, da libero cittadino che ha scontato la propria condanna, in una Repubblica in cui la pena deve "tendere alla rieducazione del condannato" (Costituzione, art. 27), e che rifugge dai palcoscenici mediatici, gli sia stato impedito di incontrare degli studenti universitari, in un'occasione che avrebbe visto la presenza di docenti e la possibilità di un aperto contraddittorio».

MANI SPORCHE
Quindi, a La Sapienza sono anni che si teorizza che possano parlare brigatisti o condannati a pene pesanti, ma non studenti che fanno riferimento a Fdi. In questo caso dovevano parlare un giovane neodeputato, Fabio Roscani, e un intellettuale liberale del calibro di Daniele Capezzone. Ma non si può... mica si sono sporcati le mani di sangue.

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