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De Pau, "a chi voleva vendere i video": ipotesi-horror sul killer di Roma

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Nuovi e raccapriccianti particolari si aggiungono al caso del killer delle tre prostitute uccise nel quartiere romano di Prati il 17 novembre scorso. L'ipotesi degli inquirenti è che Giandavide De Pau abbia girato un vero e proprio film dell'orrore all'interno dell'appartamento di via Riboty per poterlo rivendere sul dark web, la faccia cattiva del web, quella più nascosta e più oscura. A indirizzare gli investigatori verso questa pista, la presenza, sul cellulare di De Pau, di due video registrati mentre commetteva gli efferati omicidi delle due donne cinesi: Yan Rong Li (56 anni) e Xiuli Guo (43 anni). 

 

L’ipotesi acquista una certa valenza se si tiene presente che esiste un vero e proprio genere, lo snuff movie, ovvero un film dove il protagonista, inconsapevole di essere filmato e quindi vittima, subisce varie forme di tortura per poi essere ucciso. I cultori del genere solo disposti a pagare qualsiasi cifra pur di assistere a un vero omicidio in diretta. Nel caso di De Pau, i delitti sono persino due, immortalati prima dalle immagini e poi dagli audio, uno della durata di 14 minuti e mezzo e l’altro di 42 minuti e 44 secondi. È quindi molto probabile che il presunto assassino si sia recato a casa delle vittime con il chiaro intento di ucciderle, come dimostra la dovizia di particolari con cui ha filmato gli ultimi momenti di vita delle donne. Ad avvalorare la tesi, anche il fatto che fosse alla ricerca costante di soldi per soddisfare la sua dipendenza cronica dalla droga. 

 

Nei due video incriminati, l'omicidio delle due donne cinesi, dopo che il 51enne aveva consumato con loro rapporti sessuali, viene documentato con tutta la sua brutalità. Oltre che in modo inequivocabile. La versione di De Pau, secondo cui ci sarebbe stato un presunto uomo armato che avrebbe aggredito le due donne e minacciato lui con una pistola, è quindi smentita. Dopo l'orrore di via Riboty, secondo gli investigatori, De Pau è scappato dal palazzo, preoccupato di essere scoperto. Così, nell'impeto della fuga dimentica il cellulare sul luogo del delitto. Per questo avrebbe poi deciso di procurarsi un passaporto falso, recandonsi in via Durazzo a casa della terza vittima, Martha Castano Torres, 65enne colombiana, su cui si è riversata la restante furia omicida.

 

 

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