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Ultras Napoli, il patto di sangue e l'ombra della camorra: sull'A1...

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"Ogni parola è vana, se occasione ci sarà non avremo pietà". Con questo striscione appeso dagli spalti dello stadio Maradona in una partita contro la Roma, gli ultrà del Napoli aprirono ufficialmente nel 2014 la caccia al giallorosso per vendicare Ciro Esposito, i giovane tifoso, ferito da un colpo di pistola in seguito agli scontri di via Tor di Quinto a Roma prima di Napoli e morto dopo un mese di agonia. Con quello striscione i suoi amici avevano "ufficializzato" il patto che avrebbe dovuto fare giustizia: in ogni luogo d'Italia e d'Europa, con ogni mezzo, servendosi di ogni uomo, anche dei "nemici", Ciro doveva essere vendicato

 

 

Il retroscena del Corriere della Sera svela che parte da così lontano la caccia al romanista che ieri ha portato agli scontri tra ultras giallorossi e quelli del Napoli all'area di servizio di Badia Al Pino, lungo la A1. La rissa non è stata affatto casuale e arriva dopo diversi tentativi di vendicare Ciro. Secondo l'inchiesta di Fabio Postiglione il patto prevede un codice e un dress code: su e giù per l'Italia sempre vestiti di nero, felpe con il cappuccio, scarpe leggere con suole scavate per i fumogeni, nessuna sciarpa o vessillo in vista, bastoni delle bandiere rinforzati come se fossero di ferro. E poi la mappa precisa degli autogrill dove ci si può nascondere nei sottopassi e intercettare i nemici cogliendoli di sorpresa. Per le trasferte gli ultrà del Napoli noleggiano minivan con le carte di credito di ragazzi insospettabili e fanno in modo di essere riconoscibili dagli altri gruppi di tifosi. Il gomito fuori dal finistrino in vista per tutto il viaggio, la luce accesa nel vano, la vettura che viaggia al centro corsia, lo sportello della benzina aperto, gli zainetti sul cruscotto sono tutti segnali, secondo Postiglione, che quelli sono i napoletani. 

 

Al patto contro il romanista hanno aderito anche diverse tifoserie italiane ed europee come la curva del Paris Saint-Germain che ha cacciato chi sosteneva i romanisti e tutte le volte che hanno la possibilità, attacca i giallorossi. Lo stesso fa in Germania il Monaco 1860 e il Borussia Dortmund; lo stesso fa in Serbia la Stella Rossa di Belgrado; lo stesso fa in Bulgaria il Plovdiv. Il Corriere ricorda infine il tentativo di duecento atalantini - era il 22 novembre - di assalire gli autobus dei tifosi della Roma. Nove ultrà bergamaschi furono arrestati. A Napoli, qualche giorno dopo, comparvero murales con un altro messaggio in codice: "Fuori Bergamo dalle galere" e partì tra i gradoni dello stadio una colletta per sostenere le spese legali degli atalantini in carcere. "Se si picchia un romanista nessuno viene lasciato solo".

E ancora, il Corsera spiega come "ogni gruppo ultrà è un diretto riferimento di un quartiere della città e quasi sempre di un clan di camorra. Lo raccontano i pentiti. Con la tessera del tifoso al Maradona sono arrivati tantissimi ragazzi, sempre più giovani, incensurati, difficili da riconoscere. Facilmente manipolabili", conclude con una rivelazione inquietante.

 

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