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Vacanze stravolte: arrivano i tornelli, ecco dove (e quando)

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Claudia Osmetti
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Vacanze col numerino. Anzi, proprio a numero chiuso. Ci-spiace-sa-per-oggi-la-capienza-massima-è-stata-raggiunta. Prendi le Cinque Terre: quel paradiso a picco sul mare, a due passi da La Spezia, in Liguria, borghi piccini e incastonati nella roccia, le barchette a remi ferme sul molo. E milioni di turisti per strada. Almeno tre (i milioni) e solo nel 2022: un dato in linea con quelli pre-pandemia e una cifra che, nei prossimi mesi, potrebbe pure lievitare. Per questo alcuni sindaci, come riporta il magazine on-line IlPost, hanno chiesto al governo di intervenire sugli ingressi, magari istituendo proprio una sorta di numero chiuso, almeno in quelle settimane di pienone, quelle prese d’assalto, quelle che manco ti muovi per quanta gente c’è in giro.

BIGLIETTI D’ACCESSO
Monterosso, Vernazza: se li metti tutti assieme, gli abitanti delle Cinque Terre fanno a malapena 4mila anime. Il confronto coi tre milioni di vacanzieri è lì da vedere. Non regge. O, quantomeno, regge fino a un certo punto: perché il turismo è una fetta importante della nostra economia, perché siamo il Paese del sole e del mare, perché di gioielli artistici ne abbiamo come nessuno al mondo. Però bisogna anche saperli organizzare, gli arrivi collettivi, altrimenti è un boomerang che rischia di tornarti indietro. A Caserta, per Pasqua e Pasquetta, i biglietti di accesso al Complesso vanvitelliano e al Parco reale della Reggia saranno contingentati (e nelle aree verdi non si potrà fare alcun picnic: sarà vietato, infatti, portare le borse frigo e anche i palloni). Il motivo è lo stesso, è che la tutela del patrimonio viene prima di qualsiasi altra cosa. È bel tempo, è iniziata la primavera, le giornate si allungano: c’è voglia di uscire e vivaiddio se ce la siamo guadagnata. Dopo gli anni del Covid e dei lockdown di massa.

 


È un fenomeno positivo, intendiamoci: solo per la Settimana santa le prenotazioni aree con scali nelle nostre città toccano quota 141mila, il 29% in più dell’anno scorso. Sorridono tutti: albergatori, ristoratori, operatori del terzo settore. Ma questo non vuol dire stravolgere l’esistenza di chi vive sull’Arno o nella Laguna di Venezia. Ecco, appunto.

Venezia: i suoi canali, le sue gondole, San Marco. Venezia è stata la prima a optare perla soluzione “numero chiuso”: doveva ufficialmente iniziare a metà gennaio, è slittata di qualche mese, ma dovrebbe scattare ad agosto prossimo il biglietto, tra i tre e dieci euro, per tutti quelli che desiderano farsi una foto sul Ponte di Rialto e poi via, di rientro a casa (tradotto: per chi vuole visitare la città, ma non è intenzionato a fermarsi a dormire nemmeno una notte). L’isola di Procida pensa di vietare l’ingresso alle auto private che non siano immatricolate in Campania (sulla falsariga di quel che avviene già nella canaria Lanzarote, dove il “problema” è identico). Ci attende il solleone con uno stop ai mezzi privati anche a Lampedusa, da fine luglio a inizio settembre, dato che «i residenti sono circa 6.700, ma lo scorso anno abbiamo avuto oltre 200mila turisti», racconta Filippo Mannino, che sulla piccola isola fa il sindaco. La Sardegna già da qualche anno sperimenta gli ingressi contingentati, non nelle città ma nelle sue (bellissime) spiagge: come a Baunei, come a Stintino, come alla Pelosa dove bisognerà prenotare, e pure con largo anticipo, per godersi la meritata tintarella estiva su un prendisole. Litorali da sogno, mare cristallino: che poi, alla fine, così diventa ancora più “esclusivo” (e le ferie ci guadagnano pure).


TURISMO SOSTENIBILE
L’isola del Giglio, in Toscana. Ma persino la montagna, persino il lago di Tenno, sul Garda trentino, dove verrà ideata una fascia esterna intorno allo specchio d’acqua per monitorare e limitare gli arrivi, persino sul lago di Braies, nella provincia autonoma di Bolzano, dove da due anni è stato avviato un progetti per contenere il traffico automobilistico. Tra due giorni è Pasqua, tra tre è Pasquetta e si sa, nessuno la passa in casa. Va bene così, è il ritorno a quella vita “normale” che il Sars-Cov2 ci ha tolto per troppo tempo. Però il turismo, il sacrosanto turismo, deve anche essere sostenibile (e per tutti, a cominciare dai residenti), sennò son dolori. 

 

 

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