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Milano, stupro in stazione: "Crudele e compiaciuto", ecco il video choc

Claudia Osmetti
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Un «comportamento sfrontato e quasi di compiacimento». Nessun «segnale di ravvedimento odi lealtà processuale». E poi «crudele ostinazione» e «callidità» durante l’interrogatorio e una «personalità priva di freni inibitori, violenta e senza alcuna capacità di revisione critica e di resipiscenza». La gip milanese Patrizia Nobile convalida il fermo a carico di Fadil Monir, il ragazzo marocchino di 27 anni, senzatetto, che giovedì scorso, all’alba, nella trafficatissima stazione Centrale del capoluogo lombardo, ha violentato una turista 36enne, anche lei originaria del Marocco, prima nei giardinetti e poi davanti agli ascensori per raggiungere i binari. Lei che grida, cerca di difendersi, chiama aiuto e a un certo punto, pure, sviene. Lui che non si ferma, va avanti tre ore, la trascina dentro la cabina per salire al secondo piano, proprio sotto le telecamere che lo riprendono durante tutta l’aggressione, prova a baciarla, di nuovo, la palpeggia, di nuovo, la stringe a sé, se ne frega mentre piange, mentre s’accovaccia a terra, mentre tenta di far suonare l’allarme, piuttosto la colpisce, ancora, la prende a schiaffi, ancora e ancora, e solo a questo punto scappa.

VIDEO AGGHIACCIANTI
Poco lontano, i poliziotti lo fermano tra le aiuole di piazzale Duca d’Aosta, esattamente davanti alla stazione e dopo neanche due ore, addosso ha ancora i vestiti con cui è stato immortalato sui girati della videosorveglianza. Ma, adesso, quasi ci prova. A negare tutto, a dire che quei rapporti erano consenzienti, che non c’è stata violenza, che erano d’accordo, che semmai si trattava di un scambio (sesso per qualche spiccio, magari per un po’ di droga), che si conoscevano dal giorno prima (cosa impossibile perché la donna è appena sbarcata da un volo proveniente dalla Norvegia). Lo fa, lui, durante l’interrogatorio con gli inquirenti, ora che in carcere c’è già, da almeno cinque giorni. Ora che l’ordinanza di fermo potrebbe scadere, serve convalidarla, l’hanno chiesto i pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella. Per questo ieri, poco dopo mezzogiorno, la gip Nobile firma la disposizione (è la seconda) di custodia cautelare. C’è «la sequenza degli atti», che fa rabbrividire, è lì da vedere, nelle registrazioni delle telecamere, nel racconto della donna, dei dettagli che sono già trapelati. E c’è la «condotta successiva al reato» da parte di Monir, che pare non si sia pentito di niente, non abbia chiesto scusa per niente, non abbia nemmeno abbozzato a un biascicato mea culpa di facciata. «Si evidenzia», scrive Nobile nel documento, «come non abbia avuto alcuna esitazione a screditare ingiustamente la vittima, pur di costruire una versione di comodo con la quale pensava di poter neutralizzare le accuse a suo carico».

 


Questo, per il magistrato, «induce a ritenere, anche in considerazione delle sue condizioni di vita, che concretamente possa reiterare reati della medesima indole per appagare i suoi istinti sessuali». È accusato di violenza sessuale aggravata, il 27enne, perché «con violenza e minaccia costringeva» la sua vittima «a subire atti sessuali», e anche di lesioni personali. Milano e la sua stazione principale, quello scalo che ogni giorno è un via vai di migliaia di passeggeri, pendolari, viaggiatori. Ma anche Milano e la sua stazione ormai diventata «terra di nessuno» (lo dicono in tanti, oggi, se ne accorgono tutti: eppure le avvisaglie c’erano anche prima, i segnali d’allarme, i campanelli pure), dove lo spaccio e la criminalità e i borseggi, i furti, i furbetti e i vandali sono all’ordine del giorno.

CONTROLLI INTERFORZE
«Si deve aumentare ancora di più la presenza di uomini e di telecamere», commenta il sindaco dem Beppe Sala. Mercoledì 10 maggio il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sarà a Milano: per fare il punto, per capire come procedere, come agire perché non si può stare con le mani in mano. «Ci confronteremo sui risultati dei controlli interforze che sono in corso dallo scorso gennaio», aggiunge il ministro, «e che proseguiranno anche nei prossimi mesi», l’impegno è «a contrastare e prevenire i reati e a garantire la vivibilità delle zone cittadine particolarmente esposte». Nel frattempo Monir rimane nella sua cella nel penitenziario di San Vittore.

 

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