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Zelensky in Italia? Orrore dei "pacifisti": lo striscione pro-Putin

Iuri Maria Prado
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 Lo striscione recante, in puro anglo-romanesco, “Zelensky not welcome”, è comunque meno schifoso rispetto a quello che il collaborazionismo pacifista avrebbe dedicato al macellaio russo se la storia fosse andata diversamente: e cioè se l’aggressore avesse potuto raccontare non solo a casa sua, ma anche qui da noi, di essere stato costretto a intervenire per denazificare il governo di omosessuali e drogati asservito alle mire espansionistiche dell’Occidente plutocratico.

 

Dietro quello slogan, che passa per indesiderabile il presidente ucraino, c’è il più vero sentimento del pacifismo, quello che difende le ragioni della pace accusando chi resiste alla guerra e non chi l’ha cominciata e la continua: ed è un sentimento di irrefrenabile simpatia verso chi, aggredendo l’Ucraina, aggredisce ovunque esse palpitino le aspirazioni di libertà e democrazia che il pacifismo odia più di quanto ami sé stesso. È un ripiego, quello striscione. Grida una verità ammezzata: nega il benvenuto al resistente ucraino mentre si duole di non poter dare il benvenuto alla belva russa. 

 

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