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Papa Francesco e Zelensky, il 13 maggio scelto per salvare il mondo

Antonio Socci
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Fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, papa Francesco ha cercato in tutti i modi far tacere le armi e scongiurare l’esplodere un terzo conflitto mondiale. In questi giorni è in corso una missione della Santa Sede e ieri il presidente ucraino Zelensky ha incontrato il Papa a Roma. Hanno parlato di iniziative umanitarie che forse sono un passo verso la pace. Ma, aldilà degli aspetti diplomatici e geopolitici, nell’evento di ieri c’è un dettaglio che incuriosisce: la data.

Lo ha sottolineato il Papa stesso, prima di incontrare Zelensky, con questo tweet: «La Madonna di Fatima, Madre di Gesù e nostra, ci aiuti a costruire vie di incontro e sentieri di dialogo verso la pace, e ci dia il coraggio di intraprenderli senza indugio. Preghiamo insieme».

IL MESSAGGIO
Ieri infatti era il 13 maggio, memoria della prima apparizione della Madonna a Fatima, in Portogallo. Quelle apparizioni – convalidate pubblicamente dal clamoroso miracolo del sole avvenuto il 13 ottobre 1917 davanti a 70mila persone (compresi giornalisti e osservatori non credenti) – ebbero una forte connotazione profetica e politica (in senso alto, spirituale). La Madonna preannunciò infatti la prossima fine della Prima guerra mondiale, la rivoluzione comunista in Russia, le persecuzioni e le guerre che avrebbe scatenato e l’arrivo di una seconda e più terribile guerra mondiale.

 

Fatima fu dunque un evento di grande importanza – come hanno ribadito i Pontefici del Novecento – perché conteneva un messaggio soprannaturale di enorme significato, come se il Cielo avesse voluto mettere in guardia l’umanità per l’inizio di un’epoca apocalittica caratterizzata dall’irrompere del comunismo nel mondo, evento che aveva al suo centro la Russia.

La terza parte del Segreto di Fatima – che la Madonna dette ai tre bambini il 13 luglio 1917 e che la Chiesa ha rivelato nel 2000 – contiene una visione simbolica agghiacciante: una città devastata, piena di vittime, il martirio di tanti cristiani e vescovi, infine il martirio di un Papa.

È noto che anche l’attentato a Giovanni Paolo II, avvenuto, nel 1981, sempre un 13 maggio (giorno dell’apparizione), fu interpretato dal Papa stesso alla luce di Fatima e proprio alla Madonna Wojtyla attribuì la salvezza della propria vita (effettivamente inspiegabile, come ebbero a spiegare i medici, considerando la traiettoria delle pallottole dell’attentatore).
L’elezione di un Papa polacco aveva avuto un enorme impatto in Polonia e in tutto l’Est e molto grande fu l’influenza che il suo pontificato ebbe nelle modalità incruente della caduta del comunismo europeo, cominciata proprio dalla sua Polonia, con la nascita di Solidarnosc sotto i simboli dello stesso Pontefice polacco e della Madonna.

Ma il messaggio di quell’apparizione della Vergine non si è esaurito con il crollo del Muro di Berlino. Benedetto XVI lo affermò esplicitamente, nel 2010, proprio nel santuario portoghese: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». Poi proseguì così: «L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo».

In effetti il suo successore, Francesco, appena eletto, nel 2013, ha consacrato il suo Pontificato alla Madonna di Fatima e ancora a lei è ricorso quando è scoppiato il conflitto in Ucraina facendo, il 25 marzo 2022, la Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Questo atto era stato domandato esplicitamente dalla Madonna ai tre pastorelli (dopo la visione dell’inferno): «Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace».
Da qui viene la consacrazione voluta da Francesco. Ed ecco perché l’incontro con Zelensky, proprio il 13 maggio, fa riflettere. Naturalmente non si può sovraccaricare troppo l’importanza di questa data. Però è una coincidenza che stupisce.

Quando scrissi il libro I nuovi perseguitati, nel 2002, segnalai altre curiose coincidenze: la fine dell’Urss fu decretata l’8 dicembre 1991. Era la festa dell’Immacolata Concezione (ricordate le parole della Madonna a Fatima? «Il mio Cuore Immacolato trionferà»). Poi la bandiera rossa fu ammainata – dopo decenni - dal Cremlino il successivo 25 dicembre, il giorno di Natale (per la Chiesa cattolica).

 

CASUALITÀ?
Coincidenze casuali? Forse. A meno che non si ritenga, come il cardinale Biffi, che “Caso” sia lo pseudonimo che Dio usa quando opera in incognito. Del resto c’è pure un’altra data che appare come una curiosa coincidenza. Attorno al 1983 crebbe la tensione fra Est e Ovest, per i missili, e a Mosca si prese in considerazione l’opzione bellica. Alberto Leoni, esperto di storia militare, ha raccontato l’incidente che mise fuori uso il potenziale militare sovietico nel 1984: l’esplosione dell’arsenale di Severomorsk, nel Mare del Nord. «Senza quell’apparato missilistico che controllava l’Atlantico» spiega Leoni «l’Urss non aveva più alcuna speranza di vittoria. Per questo l’opzione militare fu cancellata». Sarà un caso, ma quel provvidenziale incidente avvenne proprio il 13 maggio 1984, festa della Madonna di Fatima. Due mesi dopo la solenne Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria fatta da Giovanni Paolo II. Ancora una coincidenza?

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