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Kata, il video fuori dall'hotel: cosa ha fatto la bimba prima di sparire

Simona Pletto
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Calzoncini corti, maglietta e capelli divisi da due codini; la piccola Kataleya Alvarez, detta “Kata”, lascia da sola, con passetto deciso, il fratellino e il gruppo di amici con cui stava giocando. Gira le spalle e si dirige verso la porta laterale del cortile, per poi rientrarvi. Poi il nulla. In questo filmato ripreso dalle telecamere di sorveglianza all’ora di pranzo, intorno all’ex hotel Astor a Firenze e diffuso ieri dai carabinieri, ci sono le ultime immagini di Kata, la bimba di 5 anni di origine peruviana, scomparsa da sabato scorso. Dunque la piccola lascia gli amichetti per andare dove? Cosa la sta spingendo (o chi?) verso quel cortile? E soprattutto, quando rientra dove sparisce? All’interno di quel cortile che collega l’ex albergo Astor con un condominio adiacente, c’è un cancello privo di telecamere.

 

 

 

Sono partite da qui, da queste immagini, le indagini della Procura di Firenze. Dopo cinque giorni di segnalazioni, piste seguite e poi abbandonate, gli inquirenti stanno stringendo le maglie sul mistero della scomparsa della bimba a Novoli, nella periferia di Firenze. Non a caso martedì una quarantina di carabinieri hanno effettuato un maxi blitz proprio tra questi due stabili, setacciando tombini e appartamenti, alla ricerca di un “covo” o delle ultime tracce lasciate da chi, per qualche breve tempo, poteva aver nascosto qui la piccola Kata. Le perquisizioni fuori dal perimetro dell’ex hotel non avrebbero però dato esito positivo.

La pista comunque privilegiata da chi indaga per sequestro di persona a scopo di estorsione, per ora resta il racket degli affitti nell’ex albergo Astor, occupato da almeno 70 famiglie tra cui quella della bimba. È quanto spiegato dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli che sta seguendo il caso insieme alla pm della Dda Christine von Borries e al sostituto Giuseppe Ledda. Il racket degli affitti vedrebbe coinvolti tre distinti gruppi, due composti da cittadini di origine peruviana, uno dei quali vicino alla famiglia di Kata, un terzo di romeni. Un business non da poco: dentro all’ex albergo chiuso per Covid nel 2020, l’affitto per una “camera” andrebbe dagli 800 euro senza bagno, arrivando fino anche ai 1.500 euro se con i servizi.

 

 

 

Gli inquirenti stanno continuando a sentire occupanti del palazzo. È stato ascoltato anche il padre di Kata, Miguel Angel Chicllo Romero, uscito ieri dal carcere dove era detenuto da marzo scorso per reati contro il patrimonio e dove domenica aveva tentato di togliersi la vita. Come il giorno dopo ha fatto anche la giovane madre di Kata. Intanto fonti investigative smentiscono l’esistenza del super testimone che avrebbe visto portare via Kata da un adulto contro la sua volontà. Si continua a scavare nel passato della famiglia di Kata, nella vita burrascosa dentro l’ex hotel occupato, dove si vive sul filo della legalità. In questo contesto potrebbero essere sorti asti, faide, ritorsioni. La procura continua a sentire testimoni. Dopo la mamma di Kata, l’amica Isabel, e lo zio materno a cui la piccola era stata affidata quel maledetto sabato, sono stati sentiti anche i bambini: il fratellino più grande di Kata e l’amichetta con cui stava giocando pochi minuti prima della sparizione. Avrebbero avuto una discussione e si sarebbero separate. E da lì comincia il buio.

Tra le piste segnalate, quella della pedofilia, della vendetta per uno stupro, e di una ritorsione per un presunto tradimento della madre con un rumeno. «I romeni non c’entrano nulla, è tutto tra loro. I peruviani lo sanno dov'è la bambina. Sì perché dieci giorni fa si sono picchiati». Queste le parole di una donna di origine romena che vive nell’ex albergo Astor. «Principessa mia, solo dio sa come mi sento. Non mi riposerò fino a quando non ti troverò». Così in un post su Facebook, Katherine Alvarez, 25 anni, madre di Kata. La donna è stata dimessa dall’ospedale Careggi dove era stata ricoverata dopo aver ingerito una piccola quantità di candeggina. 

 

 

 

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