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Superbonus, castello ristrutturato e firme false: lo scandalo si allarga

Elisa Calessi
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L’indagine, condotta dalla procura di Isernia, è stata chiamata “Castelli in aria”. Nome decisamente azzeccato per una truffa che ha coinvolto, tra gli altri edifici, persino il castello di Torella del Sannio, in Molise. Come ha scritto Libero, infatti, persino i castelli – se aperti al pubblico almeno in parte o anche solo per poche ore – possono usufruire del Superbonus. E così il pregiato maniero era riuscito a ottenere i crediti legati alla generosa misura inventata dal M5S. Il tutto grazie alla falsificazione delle firme di uno dei comproprietari, Leonardo Cammarano, peraltro deceduto da mesi, ma che, invece, risultava destinatario di fatture per 145mila 680 euro. Non solo il firmatario della pratica era morto, ma i lavori non sono mai iniziati. Tutto questo non ha impedito alla pratica di andare avanti. Per fortuna un tribunale se n’è accorto. L’indagine, guidata dal procuratore Carlo Fucci, con l’aiuto della Guardia di Finanza, aveva portato, nel marzo scorso, all’arresto di quattro professionisti, autori di un’operazione che aveva riguardato vari immobili tra Campobasso e Latina. I quattro, di cui tre molisani, secondo le indagini avrebbero ottenuto crediti fiscali per almeno sette milioni di euro per lavori inesistenti o mai completati, il tutto utilizzando gli sgravi dell’ecobonus e del superbonus, oltre che il meccanismo dello sconto in fattura.

LE TESTIMONIANZE
Ma è sul castello di Torella nel Sannio che, ieri, si è tornato ad accendere un faro, dopo che Libero aveva raccontato dei sei castelli che, secondo il report di Enea, hanno usufruito del Superbonus. «Per fortuna, quando la Finanza è venuta a bussare la faccenda era già stata chiarita...», ha raccontato al Corriere della Sera Angela Piscitelli, moglie di Leonardo Cammarano, il comproprietario del castello di Torella. Le Fiamme Gialle avevano scoperto che la combriccola, finita poi agli arresti domiciliari, aveva falsificato le firme di Cammarano, filosofo, scrittore, traduttore, pittore oltre che genero di Benedetto Croce. Il quale era morto mesi prima, 92enne, nel villaggio di Saint-Vertu, in Borgogna, dove aveva vissuto gli ultimi anni: «Oltre alla sorpresa e allo sconcerto per quella comunicazione dei finanzieri, c’è stata forte l’amarezza per l’oltraggio alla memoria di mio marito. Una cosa davvero schifosa», ha raccontato la vedova dell’artista al Corriere della Sera.

 


Peraltro sul prestigioso castello gravano tre vincoli della soprintendenza. Eppure la pratica edilizia, come conferma la donna, è andata avanti per mesi, fino a quando una procura non se n’è accorta. Del resto il castello di Torella non è stato l’unico edificio che i quattro professionisti hanno utilizzato per ottenere – illegittimamente – i crediti dello Stato. In tutto sono stati sequestrati crediti per 1,4 milioni di euro, in parte già ceduti a una società terza (non coinvolta). Le indagini hanno fatto emergere che gli indagati, attraverso due società apparentemente indipendenti ma che avevano identica sede legale presso lo studio di un componente dell’Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili di Isernia – anche lui finito agli arresti domiciliari perché è risultato essere amministratore di una delle due società finite sotto la lente degli inquirenti – avevano ottenuto crediti fiscali, tramite il sistema dello sconto in fattura, per una serie di lavori edilizi che avevano ottenuto l’agevolazione del Superbonus, nella forma di credito di imposta.
 


GLI ARRESTATI
Peccato che i lavori di ristrutturazione dichiarati non sono mai stati svolti o non sono stati completati. E talvolta persino i presunti committenti ne erano all’oscuro. Tra gli arrestati c’è anche un professionista di Campobasso, tecnico asseveratore delle pratiche edilizie di una delle società, che attestava la regolare esecuzione dei lavori. Figura decisiva per portare a compimento la truffa: in concorso con gli altri indagati – due imprenditori – dovrà rispondere anche del reato previsto per sanzionare più severamente le ipotesi di falso in asseverazioni emesse al fine di far ottenere gli incentivi pubblici previsti. Gli immobili che la banda dei quattro ha utilizzato per intascare illegalmente soldi dello Stato, in forma di Superbonus, si trovano in provincia di Isernia, di Campobasso e anche di Latina. Tra questi, spicca il castello di Torella del Sannio. Sarà l’unico? 

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