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Strage di Erba, Rosa e Olindo: "Castagna uccisi per droga"

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Con la strage che si è consumata l'11 dicembre del 2006 a Erba loro non c'entrano nulla e adesso che il processo potrebbe essere rivisto affidano a una lettera aperta le loro considerazioni sulla vicenda che ancora oggi, a distanza di così tanto tempo, continua a spaccare l'opinione pubblica tra chi li ritiene innocenti e chi colpevoli. Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno scritto al direttore del Tg1 per ringraziarlo "dell'attenzione e della cura che sta dando alla nostra vicenda", ma anche per difendersi dalle accuse che ricevono senza avere possibilità di replica. "Sono 17 anni che non abbiamo diritto di parola che nessuno ascolta quello che noi diciamo ad alta voce dal 10/10/2007 quando abbiamo ritrattato le nostre false confessioni", scrivono i coniugi nella lettera sottoscritta da entrambi, ma che secondo Leggo è stata scritta da Olindo, con qualche errore di grammatica, che nel carcere di Opera dove ha incontrato il suo tutore, Diego Soddu. 

 

A due giorni dalla decisione della Corte d'appello di Brescia di accogliere la loro istanza di revisione del processo i due coniugi denunciano "l'ultima notizia falsa uscita due giorni fa" che si riferisce alle impronte digitali di Olindo che sarebbero state rinvenute sul quadro elettrico in casa delle vittime. "Una circostanza smentita dagli atti", puntualizza il signor Romano lamentandosi del fatto che "per la maggior parte dei giornalisti siamo dei mostri e basta". "Non importa se per convincere l'opinione pubblica sono state diffuse bugie di ogni tipo", continua Olindo spiegando che "se la sono presa con due persone che non sapevano come difendersi, che all'inizio hanno avuto un avvocato d'ufficio che durante gli interrogatori è stato quasi sempre zitto". 

 

Quando alle confessioni poi ritrattate i coniugi di Erba chiedono comprensione. "Provate a mettervi al nostro posto, due persone semplici che all'improvviso vengono prima indicate come colpevoli e poi portate in carcere. Soli e spaventati, chiusi in cella per due giorni, senza capire cosa stava succedendo. Poi all'improvviso, arrivano quei due carabinieri che con la scusa di prendere di nuovo le impronte digitali mi hanno fatto una testa così, dicendo che era meglio confessare perché avremmo avuto un forte sconto di pena, come succede ai pentiti di mafia". "È troppo brutto far uscire la verità che può trattarsi di criminali che hanno fatto tutto questo per la droga?", chiede provocatoriamente Olindo che chiude la lettera al Tg1 con una rinnovata proclamazione di innocenza. "Avrei tanto da dire signor direttore, intanto la ringrazio per l'attenzione e le chiedo solo una cosa, di riferire che noi Olindo e Rosa siamo innocenti, che continuiamo ad avere fiducia nella giustizia e che non passa giorno che non pensiamo a quelle povere vittime di una strage che è ancora senza colpevoli".

 

 

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