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Monfalcone, lo sfogo del sindaco: "Troppi migranti, i friuliani stanno scappando"

Antonio Castro
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«Mio fijo xe l’unico in classe ... el se senti isolado ... ma questa non xe discriminazione al contrario?». Anche in dialetto ha certamente il dono della sintesi uno dei tanti genitori di Monfalcone che vista la quota di extracomunitari non di lingua italiana all’asilo o alle primarie (ex elementari)- spiega così perché ha deciso di ritirare il pargolo dall’istituto cittadino per inserirlo in un contesto in cui, almeno, si possa parlare italiano. Monfalcone si dimostra sempre più una sorta di “laboratorio” scolastico in cui si avventura il nostro Paese. A giudicare dai numeri diffusi dall’amministrazione guidata da 7 anni dalla battagliera sindaca Anna Maria Cisint (Lega), c’è poco da riequilibrare.

«A Monfalcone», riepiloga a Libero il primo cittadino, «su 560 bambini delle scuole dell’infanzia ben 349 sono stranieri, il 63%, nelle scuole primarie su 1.219 ben 805. Nelle singole scuole si arriva a casi come la primaria Randaccio dove su 390 alunni 248 sono stranieri. Ora», mette le mani avanti, «come amministrazione comunale ci stiamo muovendo perla revisione della programmazione regionale riguardante il dimensionamento scolastico nel territorio comunale al fine di avere soluzioni che rispondano ai limiti previsti per ciascun comprensivo e alla limitazione del numero di stranieri nella formazione delle classi».

 

 

 

E chi paga?
«Si tratta di una revisione e una ripartizione che fin ad ora è costata al casse comunali oltre 10 milioni di euro per adeguare e implementare le strutture scolastiche che le precedenti giunte di centrosinistra avevano del tutto trascurato rispetto ai fabbisogni dovuti all’incontrollato arrivo di immigrati e a una norma che ancora consente i ricongiungimenti facili».

Sì ma che avete fatto?
«Prima di tutto abbiamo riaperto la scuola Collodi (la Cisint è un ex dirigente della ragioneria generale nei comuni, ndr), scuola infanzia. Poi grazie al contributo di Fincantieri (2,2 milioni finanziati dal compianto ex amministratore delegato Giuseppe Bono), ne abbiamo costruita una nuova. Un’altra struttura l’abbiamo acquistata dalla Diocesi che aveva una scuola paritaria anche grazie a fondi della della Regione. La quarta scuola dell’infanzia verrà ricostruita grazie ai fondi del Pnrr, regionali e privati».

Il ministro Giuseppe Valditara è finito nell’occhio del ciclone perché si è permesso di parlare di riequilibrio delle classi...
«Valditara ha ragione da vendere. In tempi non sospetti sono stata tacciata di essere un sindaco razzista. Se però nelle classi, nonostante il meritorio lavoro dei nostri insegnanti, non si riesce neppure a fare lezione in italiano lei comprende che tutti gli sforzi risultano inutili».

E quindi la soluzione è aprire/riaprire più scuole e “spalmare” la popolazione degli studenti nelle classi in maniera diversa?
«Non solo. Mi permetta di ricordare che il problema rilanciato da Valditara era noto già da anni. Allora c’era il ministro Gelmini e il limite venne fissato al 30%. Ora viaggiamo nell’ordine del 40/50%».

Questo è il passato. A Monfalcone come ne uscite?
«Per il prossimo anno saremo pronti a raddoppiare il numero delle classi interne. Cerchiamo un equilibrio con l’ufficio scolastico regionale. E poi convincere i dirigenti scolastici per suddividere su un territorio più ampio».

 

 

 

Una soluzione andrà trovata. Non solo da voi.
«Gli equilibri sono importanti soprattutto nelle piccole realtà: da noi su 30mila abitanti il 31% è straniero. il 23% bengalese di religione musulmana. Senza dimenticare la presenza di una popolazione variabile, non residente, di 1.500, anche 3.000 ospiti di ben 313 “foresterie” di subappalto. Il politicamente corretto non può essere prioritario rispetto al bene della formazione dei bambini».

 

 

 

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