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Perugia, 28enne tunisino diventa cattolico? Gli islamici lo massacrano

Claudia Osmetti
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Lo hanno derubato. Lo hanno picchiato. Lo hanno pure minacciato di morte. E solo perché ha iniziato ad andare a messa, a frequentare una parrocchia. Una di quelle chiesette («dei cristiani», gli han detto loro, manco fosse un insulto) di quartiere, quelle che in genere hanno una comunità attiva, i fedeli, il don, che son sempre pronte ad accogliere chiunque. E infatti lui, 28 anni, non è né italiano né cattolico: è un ragazzotto tunisino musulmano che, a un certo punto della sua vita, ha iniziato un percorso di conversione al cristianesimo.

LA VICENDA

Il perché son fatti suoi e nemmeno ci interessano: la religione, in uno Stato laico e moderno e occidentale, riguarda la sfera privata, punto e basta. Ci interessa, però, la reazione di tre suoi connazionali che, mettiamola così, questa decisione (pienamente legittima) non l’han presa benissimo. Anzi. Perugia. Ponte San Giovanni di Perugia, che è una frazione-paesotto del capoluogo umbro: nel senso che è di poco staccata dalla città e fa quasi 20mila anime (di tutte le religioni). Ci si conosce un po’ tutti, a Ponte San Giovanni. Di certo ci si conosce tra immigrati. Di prima o di seconda generazione, non lo sappiamo. Sappiamo semmai che quando (ed è il 12 novembre scorso) questo 28enne tunisino è a spasso con un amico viene circondato da tre persone, tutte e tre sue connazionali, che prima lo avvicinano, poi gli puntano il dito in faccia perché «frequenti la chiesa dei cristiani» (e la cosa, a loro, non va giù) e infine lo riempiono di pugni e di calci, gli strappano una catenina che ha al collo e continuano a menar le mani.

 

 

 

Il ragazzo si divincola e riesce miracolosamente a sfuggi re alla morsa (meglio, riesce a sfuggire proprio alla cricca), ma rimedia una prognosi di 30 giorni al pronto soccorso per via della frattura di una vertebra e alcune lesioni. Mi ca è stata una sciocchezza, se l’è vista brutta. E sarebbe sufficiente questo: è già abbastanza inqualificabile così, che un giovane (o chicchessia), in Italia, nel 2024 (o nel 2023, visto che parliamo di fine anno scorso), sia pestato per strada per il semplice fatto di aver deciso di cambiare fede e di andare a pregare non in una moschea ma in una canoni ca. Invece c’è dell’altro. C’è che passano appena cinque giorni e l’episodio si ripete. Uguale, cambia solo la posizione: non è più su un marcia piede, ma è in un esercizio pubblico. Per il resto, stesso copione. Lui che se ne sta per conto suo, che non dà fastidio a nessuno, e due dei tre connazionali (sempre loro) che si avvicinano più adirati di prima (anche perché, nel frattempo, il 28enne li ha giustamente denunciati alla polizia). Loro che alzano i toni, gli chiedono (leggi: gli intimano) di ritirare la denuncia protocollata e che sono categorici: devi smetterla, gli dicono, di frequentare «la chiesa sei cattolici».

Arieccoli. Quando il ragazzo gli risponde picche, danno in escandescenza. E partono, ‘sta volta, più che le sberle le minacce. Di morte. Al che la vittima (che vittima è e su questo non ci piove) si mette paura e scappa, di nuovo. Questa è una storia a lieto fine, tuttavia. Perché ci sono volute delle settimane, c’è voluta un’indagine operata dalla Digos (la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali) di Perugia, ma i tre tunisini intolleranti li han pre si. Li hanno identificati, li han no accusati sia di violenza che di rapina e hanno conte stato loro pure il movente del la discriminazione religiosa: durante gli accertamenti è venuto fuori che il 28enne, da qualche mese, aveva iniziato a frequentare una parrocchia del posto, sai che scandalo, e aveva partecipato anche ad alcune celebrazioni assieme ad altri fedeli. Non pare fosse nemmeno battezzato (si stava avvicinando alla religione cattolica, tutto qui): ma niente. I musulmani tunisini che lo conoscevano, è bastato: evidentemente non l’hanno potuto sopportare.

 

 

 

L’ARRESTO

Sopporteranno, adesso, un processo e sopporteranno il carcere visto che da ieri sono stati arrestati e portati alla casa circondariale Capanne di Perugia: nel corso di una perquisizione effettuata ai domicili dei tre è stato rinvenuto un telefono cellulare che è finito dritto dritto nei laboratori per le analisi e gli accertamenti delle forze dell’ordine. In Umbria, solo in Umbria, che non è tra le Regioni più grandi del Paese, infatti non fa neanche un milione di abitanti (si ferma a circa 882mila secondo l’ultimo censimento) vive una comunità islamica di oltre 30mila persone, la maggior parte delle quali viene dal Marocco o, guarda il caso, dalla Tunisia (il resto dal Pakistan, dall’Albania e dalla Macedonia). La convivenza civile, per carità, è sacrosanta: ma, o forse proprio per questo, non si possono accettare vicende del genere. 

 

 

 

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