La capotreno gli chiede il biglietto, lui l'aggredisce e poi mostra l'abbonamento. E da quel momento l'avrebbe perseguitata per anni, fino a seguirla in un parcheggio e a scriverle sul cellulare. La vicenda, iniziata nel 2023, ora è approdata nel tribunale di Cesena. A processo per stalking e ingiurie ci è finito un 30enne di origine cingalese residente a Sogliano al Rubicone. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe disturbato, seguito e minacciato per mesi una cesenate impegnata come capotreno sulla linea Rimini-Bologna.
L'incubo per la capotreno è iniziato un giorno di due anni fa, quando durante un controllo del biglietto l'uomo ha iniziato a offendere la donna, urlando per una decina di minuti. Quando è stata allertata la polizia, il 30enne ha mostrato il suo abbonamento. Ma questo, purtroppo, non è bastato a mettere un punto alla vicenda. Nei giorni successivi, i due si sarebbero incontrati spesso in treno, dal momento che l'uomo partiva quasi tutti i giorni da Cesena per andare a lavorare a Imola. E in quelle situazioni, gli insulti sarebbero diventati una costante. In un’occasione l’uomo sarebbe andato addirittura a cercare la capotreno sul primo convoglio, cercando di ostacolare il suo lavoro e dicendo di conoscere il suo nome e il posto in cui parcheggiava l’auto a Cesena prima di andare a lavorare. Infine un’ulteriore minaccia: avrebbe scoperto il posto in cui abitava e presto si sarebbe presentato a casa sua per picchiarla.
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Certo, liti e risse al Grande Fratello non fanno notizia. Eppure, quanto accaduto al Gf Vip in Albania va oltre ogni pos...A quel punto la capotreno ha deciso di sporgere querela. Il caso è arrivato in procura e subito si sono attivate le procedure del “codice rosso” antiviolenza. Per lo stalker, quindi, c'è stato prima un divieto di avvicinamento e poi, dall’estate 2024, anche il braccialetto elettronico, revocato alcuni mesi dopo. E' stato allora che l’uomo sarebbe tornato a spaventare la donna, ripresentandosi sul treno e restando a guardarla. La capotreno, allora, per sicurezza avrebbe cambiato alcune sue abitudini, come il posto in cui era solita parcheggiare, decidendo anche di farsi accompagnare al lavoro dal marito. Poi ha sporto di nuovo denuncia. Fino al processo, durante il quale si è scoperto che la donna avrebbe ricevuto anche un messaggio WhatsApp sul proprio cellulare da parte dell’accusato. "Un messaggio inviato e poi cancellato - ha spiegato l'avvocato della donna -. Non è chiaro come, ma ha ottenuto il numero di telefono e prima sapeva come si chiamasse, nonostante nelle targhette ci siano solo nome e numero di matricola, è un altro fatto grave".