Conclave, il cibo vietato per motivi di sicurezza ai cardinali

I 133 elettori a pranzo, dieta rigidissima per motivi di sicurezza. Scomunica per chi sgarra
giovedì 8 maggio 2025
Conclave, il cibo vietato per motivi di sicurezza ai cardinali
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Dopo la terza votazione, seconda di giornata, con tanto di fumata nera, i 133 cardinali possono andare a pranzo. Un'ora di tempo per rifocillarsi, un'altra ora per riposare. E poi di nuovo tutti in Conclave, in Cappella Sistina, per un pomeriggio che potrebbe regalare alla Chiesa il prossimo Pontefice. Serve calma e sangue freddo. E una alimentazione corretta, per evitare qualsiasi scivolone. 

Anche per questo, la dieta dei monsignori è rigidissima. E non solo per motivi di salute. I pasti sono preparati rigorosamente all’interno del Vaticano dalle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Il menu, come ovvio dato il momento e l'età dei commensali, è sobrio e leggero: carni bianche, pesce, cereali, ortaggi, frutta di stagione. Non solo: sono vietati tassativamente anche i dolci ripeini e qualsiasi pietanza elaborata. Motivi di digestione, certo, ma pure di sicurezza: il timore è che qualcuno possa inserirvi dentro dei messaggi da recapitare a questo o quel cardinale. Roba da 007. Gli elettori che venissero colti a trasgredire questa legge verrebbero scomunicati, proprio come per chi infrange il voto di fedeltà e segretezza in fase di voto. 

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Sono in ogni caso lontanissimi i tempi di Papa Gregorio X, che dopo il lunghissimo Conclave di Viterbo durato 3 anni impose una sorta di "punizione" ai cardinali per cercare di accorciare i tempi dell'elezione dei pontefici il più possibile. Risale al 1274 la costituzione Ubi Periculum, che stabiliva l'isolamento assoluto dei monsignori e restrizioni alimentari, con pasti razionati fino addirittura a un regime "pane, acqua e vino" in caso di votazione oltre l'ottavo giorno. 

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E sempre a quel tempo risalirebbe l'affermazione di quella che è passata alla storia della cucina (senza troppi riscontri scientifici, per la verità), come "Pasta del conclave", sorta di sostanzioso piatto unico che prevedeva una pasta (corta o lunga, non c'erano imposizioni) saltata in padella con una noce di burro e mantecata con il formaggio o il pecorino romano