L’ennesimo pesantissimo tributo di vite, l’ennesima pagina di onore e dolore vergata con il sangue innocente e fiero del nostro orgoglio nazione l’Arma dei Carabinieri, scolpita in quell’unico libro che si compone di parole che racchiudono in sé tutta la storia, la gloria e il sacrificio di donne e uomini che scegliendo di indossare la divisa, hanno consegnato la loro stessa vita al servizio della nostra amata Repubblica, giurando così di servire lo Stato “per sempre” e con ciò di essere “Nei Secoli Fedele”, cucendosi addosso, come fosse una seconda pelle, il senso più autentico e vero di quel “per sempre”, che troppe volte ha comportato il sacrificio estremo a difesa dei princìpi, baluardo inespugnabile dello stato di diritto e delle libertà individuali, colonne portanti su cui si poggia l’intero architrave costituzionale e con esso il significato pregnante della democrazia e della sovranità popolare, sottomessa solo al potere delle nostre leggi e del nostro ordinamento giuridico.
Carabinieri uccisi e "disagio", se anche Fratoianni molla la Salis
C’è l’Italia che ama i carabinieri, è loro grata e si sente protetta dalle divise. È l&...Tre uomini, padri, mariti e figli, tre carabinieri, servitori leali dello Stato, caduti nell’adempimento del proprio dovere, per quel “per sempre...nei secoli fedele” che non ammette scappatoie o tentennamenti, quel “per sempre” magistralmente già cantato tanti anni fa sul palco di Sanremo dal compianto Giorgio Faletti con la splendida canzone “Signor Tenente”. Quel “per sempre” che eroicamente riempire di nomi e di volti il libro dei caduti in servizio, che da Salvo D’Acquisto in poi continua a testimoniare un amore senza confini verso quella gloriosa divisa, custode silenziosa delle nostre vite. Tre martiri, mariti, padri ed essi stessi figli di un Italia che a loro oggi guarda con rinnovata riconoscenza. Ma se tutto ciò si fermasse solo ad un momento di ricordo, queste morti, come ogni morte per causa di giustizia, risulterebbero inutili, sarebbero vane e prive di quel messaggio forte che è “la speranza di un futuro migliore” per noi e per i nostri figli. Il ricordo, non deve invece distoglierci dalla speranza, non deve essere solo un temporaneo ricordo.
Ecco perché questo pensiero è rivolto principalmente a tutti coloro i quali, oggi più che mai, avvertono forte il desiderio di legalità e giustizia. In primis, ai giovani delle forze dell’ordine, che sentono forte la spinta emozionale legata agli ideali della loro giovinezza, a quel loro sincero giuramento di fedeltà alla Patria e alla loro determinazione nel contrastare tutte le azioni criminali, rispetto alle quali bisogna comunque tendere al maggior risultato con il minor sacrificio di vite umane, talvolta con la sensazione anche di giocare a “guardia e ladri”, talaltra subendo invece le critiche aspre di alcuni cittadini, che troppo spesso e facilmente puntano il dito contro le forze dell’ordine, finendo per ricordare solo i pochissimi casi da condannare fermamente, dimenticando l’immenso e sterminato oceano di amore e coraggio che ogni donna e ogni uomo in divisa quotidianamente compiono nell’adempimento del proprio dovere. Anche queste cose fanno riflettere...! Ed è giusto riflettere, ed è giusto pensare! Allora, viene da domandarsi perché si dovrebbe continuare a rischiare di morire per il solo fatto di essere portatore di un progetto di giustizia? Perché, prima di noi e sicuramente anche dopo di noi, quel “per sempre” continuerà a riecheggiare nelle nostre azioni, ad essere la stella cometa che traccia un cammino solare di verità e giustizia! È la certezza di un folle? Forse!
Carabinieri uccisi a Verona, i funerali: Mattarella e Meloni parlano alle famiglie
"Oggi l'ultimo saluto a Davide, Marco e Valerio: tre carabinieri che hanno servito l'Italia con onore e ded...Ma è la certezza di chi con quel “per sempre” continuerà ad assicurare un futuro al nostro amato Paese. Ai giovani che talvolta sono stanchi o sfiduciati, io chiedo di guardare ad immagini ideali, quali quelle di questi umili servitori del nostro amato Paese, martiri consapevoli del fatto che, prima o poi, la loro stessa vita poteva essere sacrificata, perché quel “per sempre” è una bandiera tricolore che non può e non deve essere mai annientata. Questa consapevolezza è un autentico “atto d’amore”, è la certezza che la giustizia passa anche (ahimè) per il sacrificio umano; così come dal seme che marcisce nella terra, nasce la pianta che rafforza quella stessa terra con le proprie radici.
Grazie Marco, Davide e Valerio, riposate nella pace del Signore.