«Tremate, tremate, le streghe son tornate!», urlavano le femministe negli anni ‘70, da un corteo all’altro. Probabilmente ignoravano che le streghe non se ne sono mai andate e che non se ne vogliono andare perché, di sabba in sabba, si divertono, giocano col fuoco e, se non si bruciano o non vengono arrostite da implacabili moralizzatori, trovano anche il modo, fiere della loro identità, di acquattarsi in spazi privilegiati. Ad esempio, in provincia di Imperia, a Triora, un borgo con poche centinaia di abitanti, ci abitano da sempre. Tanto è che il paesino ligure è stato sinistramente aureolato col nome “La Salem d’Italia”. Con riferimento alle streghe, soprattutto presunte tali, che, dal 1647 al 1678, furono impiccate per l’appunto, a Salem e dintorni ( Nuovo Mondo, Massachusetts protestante, fanatico, persecutorio).
Nella cattolicissima Triora, la caccia contro le streghe si scatenò nel 1587, e conobbe svariate sequenze, tra pregiudizi, torture, confessioni, abiure, penitenze, in mezzo a erboriste, mammane, capri espiatori, femmine vinte ma tutt’altro che convinte. Sotto l’occhio dell’Inquisizione che, va detto a suo merito, prima di condannare, si sforzava, se non di capire, quantomeno di avere qualcosa che somigliasse a uno straccio di prova (cfr. Marina Montesano, I luoghi della stregoneria , Il Mulino, 2024). Vale la pena farci un viaggetto a Triora: un’aura misteriosa aleggia nelle stradine, col tempo in sospensione. Quasi un vivo archivio della memoria. Tutto da spalancare. Per scoprire e intendere. Cammino accidentato? No, è un percorso “di significato”, che, fino al prossimo febbraio, si può compiere nella Cattedrale ex Macello di Padova, dove è ospitata la mostra Stregherie.
Iconografia, riti e simboli delle eretiche del sapere. Qui il “collezionista dell’occulto” Guglielmo Invernizzi ha voluto mettere a disposizione del visitatore il suo tesoretto stregonesco. Nove sezioni, veri e propri portali iniziatici tra mito, corporalità, saperi eretici. O solo “altri”. Perché il mondo delle streghe è soprattutto “altro”, è un universo “alternativo”, che ha radici ancestrali e che rinvia agli archetipi del femminile, ai responsi oracolari, ai fiammeggianti rituali. Un insieme di “segni” che, a partire dal mondo classico, diventano spazi di ribellione contro la cultura istituzionale. E, via via, dal Medioevo in poi, contro ortodossie e dogmatismi.
Per non parlare del feroce maschilismo, scatenato contro ogni tentativo di autonomia femminile. Tra sibille, mazzi di tarocchi, oggetti originali carichi di suggestioni simboliche, opere pittoriche e scultoree, immagini fascinose che dappertutto balzano davanti agli occhi. Già, il fascino. Dal latino “fascinum”, e cioè amuleto, incantesimo.
Le streghe incantano. È il demonio a sedurle, a ispirarle, addirittura a possederle, facendone strumenti di lascivia, di corruzione, di perversione, di dannazione, di morte? Le streghe sono maliarde che manipolano corpi e spiriti, a colpi di torva bellezza, irretendoli nelle malie che sanno così bene “intrecciare” (si pensi alle “striges”, ai nodi di capelli nelle chiome femminili, che si sciolgono con difficoltà). Oppure c’è tutto un immaginario che dobbiamo sondare per aprirci, senza riserve, anche a quello che più ci turba? Vasta, incandescente materia cui attingere: e se gli interrogativi non si risolvono, vale, quanto meno, riproporli. Dunque: chi erano le streghe? Di che cosa venivano accusate? Come si discolpavano? E se venivano condannate, cosa c’era dietro il verdetto di colpevolezza? La mostra di Padova è una bella occasione per una ricerca intellettualmente onesta. Perché l’importante è proprio questo: che non ci siano prevenzioni, che documenti e testimonianze abbiano un senso. Si parte dalle radici del mito, con un’immersione nei culti antichi, nei simbolismi del femminile primordiale e nelle narrazioni orali che hanno dato vita all’archetipo della strega. Il secondo passaggio affronta il corpo, territorio di desiderio e di ribellione: un corpo che non si lascia normare, ribelle.
Successivamente, il visitatore entra nella dimensione dell’oblio, dove i saperi popolari – medicina naturale, erboristeria, pratiche magiche – vengono restituiti alla loro dignità culturale. Si entra poi alla sala del marchio, che esplora le dinamiche storiche e iconografiche che hanno costruito l’immagine demoniaca della strega, dalle miniature medievali alla propaganda inquisitoria. Una sala è dedicata a Marietta Robusti, detta Tintoretta, protagonista di una leggenda che intreccia arte e magia. Si racconta che, tentata da una strega, rubò ostie consacrate da nascondere in giardino. Avvertito, il padre Tintoretto affrontò la donna, che fuggì trasformandosi in gatto. Per proteggere la famiglia fece murare il passaggio con l’altorilievo di Ercole con la clava, ancora oggi visibile a Venezia.
La mostra attraversa anche l’Ottocento, quando la strega torna a manifestarsi come figura evocativa nell’immaginario romantico con nuove sembianze e diversa considerazione sociale, e giunge infine al presente, dove la magia si riscrive nel linguaggio dell’arte contemporanea. Qui, la strega non è più una creatura marginale ma un simbolo attivo di autonomia, rinascita e potere culturale. Una sala della mostra, realizzata in collaborazione con l’Archivio di Stato di Modena, è dedicata ad un Processo per Stregoneria avvenuto nel 1539. I visitatori siederanno al banco degli imputati e saranno messi al centro del serrato fuoco di terribili accuse dell’inquisitore e delle risposte, sempre più sfinite, della donna processata disposta a confessare fatti osceni pur di mettere fine alla tortura.

Mica facile “confrontarsi” con le streghe. Vaneggiano, mentono, sproloquiano, dicono di tutto e di più, magari quando dicono la verità inventano bugie o viceversa. Ecco, dunque, un altro suggerimento di lettura: Magia, stregoneria, superstizioni nell’Occidente Medievale ( La Nuova Italia) di Franco Cardini che racconta di streghe che consolano gli afflitti, i miseri, i disperati, un po’ tutti gli emarginati e i devianti. E che sono, per dir così, “doppie”perché, tanto per dire, sono ostetriche e procuratrici di aborti. Insomma, tra filtri erotici e veleni, la strega è conforto e dannazione. Soprattutto, vende illusioni, quello di cui ciascuno di noi ha un terribile bisogno.





