Nel luglio 2013, a Ono San Pietro (Brescia), Pasquale Iacovone uccise i figli Andrea (13 anni) e Davide (9 anni): chiuse la porta della loro camera, probabilmente li soffocò, poi versò benzina e appiccò fuoco alla casa per simulare un incidente. L’uomo, separato dalla moglie Erica Patti (che lo aveva denunciato per stalking e minacce), agì per vendetta. Condannato all’ergastolo, i giudici esclusero l’ipotesi di suicidio. Ora però in questa storia tragica c'è un nuovo elemento che fa parecchio discutere. Dopo 10 anni, Iacovone può accedere ai permessi premio previsti dalla legge per i detenuti. La notizia ha sconvolto Erica Patti, madre delle vittime: "Mi ritrovo a vivere, di nuovo, nella paura: quella di non sapere quando può uscire l’assassino dei tuoi figli".
Al Corriere della Sera, la donna esprime tutta la sua preoccupazione che sfocia anche nel terrore: "Non ha finito. Io sono convintissima che tornerebbe. Perché lo scopo della sua vita è questo, annientare me". Iacovone non ha mai mostrato pentimento, nemmeno in privato. Patti chiede tutele: braccialetto elettronico, divieto di avvicinamento e partecipazione al contraddittorio per i permessi.
Paderno Dugnano, il ragazzo che ha sterminato la sua famiglia? Cosa hanno trovato sul suo comodino
La procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio immediato per Riccardo Chiaroni, il ragazzo - ora 18enne - che &eg..."Dovremmo esprimere i motivi per cui non vogliamo che esca. Non dico no a prescindere alla riabilitazione – il carcere deve tendere a questo, per Costituzione – ma in casi come un duplice omicidio familiare, no". Vive nel terrore costante: "Non è giusto che io debba perennemente girarmi e guardarmi le spalle per paura di trovarmelo dietro".




