È evidente che, nell’attuale scenario geopolitico, ci sono forze che ancora spingono (dopo quattro annidi guerra) per la prosecuzione del conflitto russo-ucraino, dimenticando quello che è costato a noi, dal punto di vista economico, ma dimenticando pure quello che è costato e costa all’Ucraina. Iuliia Mendel, ex portavoce di Zelensky e appassionata patriota ucraina, ha esortato i suoi a sottoscrivere l’accordo di pace in quanto «ogni accordo successivo per l’Ucraina sarà solo peggiore, perché stiamo perdendo. Stiamo perdendo persone, territorio ed economia. Il mio Paese» ha aggiunto «si sta dissanguando. Molti di coloro che si oppongono istintivamente a ogni proposta di pace credono di difendere l’Ucraina. Con tutto il rispetto, questa è la prova più evidente che non hanno idea di cosa stia realmente accadendo in prima linea e all’interno del Paese in questo momento».
La possibilità della pace oggi c’è perché da gennaio, con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, è entrata fortemente in campo la diplomazia del presidente che vuole la pace e cerca di concretizzarla, come ha fatto nel conflitto fra Israele e Hamas. Questa novità, che per tre anni è stata inesistente perché la Ue non ha mosso neanche una pedina, ha offerto un robusto punto d’appoggio a tutti coloro – che pur condannando l’invasione russa e opponendosi alla violenza militare come mezzo per risolvere le controversie internazionali – non hanno smesso di ripetere che occorreva cercare strategie di soluzione politica del conflitto.
È il caso del governo italiano che dal 2022 ha dato il suo contributo per scongiurare il crollo totale dell’Ucraina, ma che, anche oggi, continua a distanziarsi dai proclami bellicisti di qualche leader europeo, e cerca sempre di rinsaldare il legame dell’Europa con gli Stati Uniti, facendo appello alla Russia perché dimostri finalmente una disponibilità alla trattativa e all’accordo. Infatti continuare la guerra porta al dissanguamento economico, condanna il popolo ucraino – ma anche quello russo – a un’infinita carneficina e fa scivolare il mondo su una china che alla fine spalanca scenari apocalittici e suicidi per tutti.
Leone XIV, il rifiuto: "Non prego in moschea"
Davanti alla moschea blu, dove Papa Leone XIV è entrato rifiutandosi di pregare, c’è Hagia Sophia, l...Leone XIV, nella conferenza stampa fatta martedì tornando dal viaggio in Libano, durante il quale aveva ribadito il suo appoggio ai piani di pace del presidente Trump, è tornato a parlarne e – a sorpresa – ha sottolineato il ruolo dell’Italia. Rispondendo a una domanda sulla tensione fra Nato e Russia in cui si chiedeva se «ci può essere una trattativa per una pace giusta senza l’Europa che è stata in questi mesi sistematicamente esclusa dalla presidenza americana», il Papa ha spiegato che sul «tema importante» della pace nel mondo «la Santa Sede non ha una partecipazione diretta perché non siamo membri della Nato e di tutti i dialoghi finora. Anche se tante volte abbiamo chiesto il cessate il fuoco, dialogo e non guerra». Poi ha risposto nel merito: «È evidente che, da una parte, il presidente degli Stati Uniti pensa di poter promuovere un piano di pace che vorrebbe fare e che, almeno in un primo momento, è senza Europa. Però la presenza dell’Europa è importante e quella prima proposta è stata modificata anche per quello che l’Europa stava dicendo».
Ma ha precisato la sua posizione con queste parole: «Specificamente penso che il ruolo dell’Italia potrebbe essere molto importante. Culturalmente e storicamente, la capacità che ha l’Italia di essere intermediaria in mezzo a un conflitto che esiste fra diverse parti. Anche Ucraina, Russia, Stati Uniti... In questo senso io potrei suggerire che la Santa Sede possa incoraggiare questo tipo di mediazione e si cerchi e cerchiamo insieme una soluzione che veramente potrebbe offrire pace, una giusta pace, in questo caso in Ucraina».
Fin dall’inizio del suo pontificato Leone XIV ha messo a disposizione il Vaticano per ospitare un eventuale negoziato (con l’appoggio dell’Italia), ma stavolta ha voluto sottolineare proprio il possibile ruolo di mediazione dell’Italia (anche fra Europa e Stati Uniti, oltreché con Ucraina e Russia) che ha l’appoggio della Santa Sede. Il Pontefice evidenzia così la vicinanza non solo geografica, ma anche politica e umana fra Santa Sede e Italia. Oltreché la rilevanza “culturale e storica” che fa dell’Italia una presenza significativa nel mondo.
È chiaro che il Papa ha ben compreso e ha apprezzato la scelta strategica del governo italiano che non è il velleitario protagonismo di altri leader europei, ma piuttosto la via paziente del dialogo, la volontà di smussare sistematicamente gli angoli e di favorire l’accordo fra tutti gli attori del dramma geopolitico, a cominciare dalle due componenti fondamentali dell’Occidente, Europa e Stati Uniti. Una linea che l’Italia aveva seguito anche sul conflitto in Medio Oriente.
Il profilo di mediatore e pacificatore – sebbene non capito all’interno del Paese da un’opposizione e da un “partito mediatico” sempre alla ricerca di polemiche pregiudiziali - dà autorevolezza all’Italia, suscita il rispetto e la stima di chi, come il Papa, ha a cuore l’umanità e vuole veramente per la pace. Durante questo viaggio Leone XIV ha esortato tutti ad essere “operatori di pace”: significa essere coloro che invece di fare grandi proclami (spesso incendiari) lavorano con pazienza e umiltà per spegnere le fiamme, aiutare, pacificare e ricostruire. Il mondo, ripete il Pontefice, ha bisogno di questo.
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