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Lavoro, i numeri del disastro: rispetto al 2008 persi 480 posti al giorno

Crescono gli over 65 occupati, diminuisce quella degli under 35. La flessibilità fa male, in 5 anni disoccupati raddoppiati

Giulio Bucchi
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  C'è chi promette posti di lavoro (1,5 milioni, ha spiegato Silvio Berlusconi) e chi, nel frattempo, di posti di lavoro ne ha fatti fuori 480 al giorno. Effetto del combinato tra crisi economica e riforma Fornero messa a punto dal governo Monti, che invece di risolvere almeno in parte il problema lo ha aggravato La denuncia arriva uno studio di Confartigianato sul mercato del lavoro dal 2007 ad oggi.  Recessione durissima - Certo, le cause di un tale disastro arrivano da lontano. Ad aprile 2008 gli occupati erano 23 milioni e 541 mila, il 63% apparteneva alla fascia d'età 20-64 anni. L'obiettivo fissato dal trattato di Lisbona è quello di portare la quota al 67-69% entro il 2020. E ora? A dicembre 2012 secondo l'Istat gli occupati sono 22 milioni e 723 mila, 818mila meno rispetto a quella rilevazione. Dato ancora più preoccupante, il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni è sceso al 61 per cento. Rispettando le previsioni di variazione dell'occupazione messe nero su bianco nel Documento di economia e finanza del governo per il triennio 2013-2015 si tornerà al livello pre-crisi soltanto nel 2025. Riforma flop - Il ministro del Welfare Elsa Fornero aveva fissato nell'aumento dell'occupazione giovanile l'obiettivo prioritario della sua riforma, Di strada ce n'è tanta, visto che negli ultimi 5 anni il numero di occupati sotto i 35 anni è diminuito di circa il 20%, mentre di contro sono cresciuti di quasi 600mila unità gli occupati con più di 55 anni. Certo, molto ha influito l'innalzamento dell'età pensionabile dovuto alle riforme Sacconi e Fornero. E se si parla di flessibilità, i numeri non sono più incoraggianti: gli occupati a tempo pieno sono calati del 5,1%, quelli part-time cresciuti dell'11,3%, mentre i disoccupati sono letteralmente raddoppiati: da 1,4 milioni nel 2008 ai 2,8 milioni attuali. Le colpe, secondo il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, sono note: "Troppi vincoli burocratici e gestionali, un cuneo fiscale troppo elevato, la distanza tra scuola e mondo del lavoro". Inoltre, aggiunge Merletti, "le recenti misure introdotte sulla flessibilità in entrata rischiano di comprimere ulteriormente le opportunità occupazionali".   

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